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Come valutare scarpe da 25 euro???

Possono delle scarpe da 25 euro avere delle qualità apprezzabili?

Qualche tempo fa mi sono arrivate tra le mani queste. Mancava il sottopiede ed erano senza scatola quindi non potevo sapere chi le avesse prodotte. Ma il numero è il mio e mi era stato detto “provale e fammi sapere cosa ne pensi”.

PRIME IMPRESSIONI appena prese in mano: Tomaia in pelle, scarsa qualità ma pelle. Scamosciata. Molto morbida. Colorazione piattissima, in questa tonalità dava veramente l’impressione del cartone. Collarino imbottito rivestito in finta pelle dello stesso tono di colore della tomaia. Lacci in cuoio, apparentemente anche di discreta qualità. Suola in gomma a base siliconica, morbidissima, senza infrasuola, monoblocco ma incredibilmente CUCITA alla tomaia. Si, la cucitura che si vede sul carroarmato è vera. Su di una scarpa con queste caratteristiche è stata davvero una sorpresa. La fodera è sintetica.

PRIMO UTILIZZO: La scarpa è morbidissima, sembra quasi di avere addosso delle ciabattone. Non ritiene quasi nulla, la struttura è totalmente lasca ma fortunatamente si allaccia bene e anche lasciando gli ultimi due occhielli vuoti ma stringendo bene, il piede ha un minimo di tenuta che da sicurezza. La suola è molto leggera, se provate ad appoggiarla allo spigolo di uno scalino vedrete i denti del battistrada piegarsi! E sopratutto è tremendamente scivolosa sul bagnato, una saponetta! I lacci funzionano benissimo, i nodi non si mollano. Il comfort di camminata è buono ma serve un sottopiede in pelle quantomeno. Purtroppo la fodera sintetica non è ovviamente possibile cambiarla e questo si traduce in scarsa traspirabilità e poco isolamento termico, in inverno pieno mi sa faranno soffrire il freddo. Il colore è tremendo ma vederle indossate non sono niente male.

Ok, a questo punto faccio qualche ricerca sul web e scopro chi le produce: ve lo dico alla fine 😉 E scopro anche il prezzo: 25 euro! Questo modello è il più economico, quello non scamosciato sta sui 36…! Bon, ora possiamo veramente valutare bene il rapporto qualità prezzo.

MIGLIORIAMOLE. Innanzitutto il colore agghiacciante: iniziamo spazzolandole con una spazzola di ottone adatta al camoscio. Darà un po’ di vita al “pelino” ultracompresso e lo preparerà ad assorbire un po’ di colore spray. Sono facilmente reperibili nei negozi specializzati, danno colore al camoscio e un minimo di impermeabilizzazione. Io l’ho spruzzato volontariamente in maniera non uniforme, così da creare ombre e variazioni di tonalità rendendone meno piatta l’estetica. Utilizzo un colore “marrone medio”. Tre passate a distanza di 30′ una dall’altra. Risponde benissimo, assorbe molto bene e sfuma dando un tono più reale.

COMFORT: si può far poco e la scarpa di per sé non è male, inserisco un sottopiede in vera pelle morbido, profumato e traspirante. Non lo fisso con collanti proprio per mantenere queste caratteristiche e migliorare un po’ quelle della scarpa.

SUOLA: di qualità scarsa ma provo un trucchetto, consumo leggermente la patina lucida che la ricopre con la carta vetrata passata leggermente.

LACCI: troppo lunghi se non si usano tutti gli occhielli, li taglio di almeno 6cm. Sono sorprendentemente buoni.

Eccole dopo le operazioni: tenete conto che prima la tomaia aveva quasi lo stesso colore del collarino imbottito …

IMPRESSIONI POST-OPERAZIONI.

Prova estetica assolutamente passata, anche perchè ho cominciato subito ad utilizzarle il più possibile e in condizioni atmosferiche pessime. Lo scopo è dare un tono di vita-vissuta al pellame con segni, pieghe e magari qualche strisciata. Ad onor del vero ho anche utilizzato un ottimo impermeabilizzante di rinforzo in seguito e l’efficacia è migliorata ma la qualità del pellame non permette miracoli. Dopo un po’ l’acqua passa. Comunque di primo acchito sono molto più personali. Il sottopiede anche se leggero fa il suo, comodo e isola un po’, purtroppo il resto della fodera in certe condizioni fa sudare il piede e immediatamente dopo fa sentire un po’ di freddo, almeno con calze leggere. Il grip è migliorato molto! Non si scivola più, in nessun caso. Piacevolmente stupito. Però sono veramente delle ciabatte ma come detto prima l’allacciatura efficace sopperisce alla mancanza di “nervo” della struttura.

Potete notale i punti della cucitura della suola e le sbucciature dovute alla carta vetrata e all’utilizzo intenso.
Sottopiede in vera pelle della “Coimbra”, io li trovo davvero buoni.

CONCLUSIONI:

Io quando testo un paio di scarpe non scherzo, vivo a Venezia e faccio il 98% del tragitto giornaliero a piedi e non sono mai meno di 6km. E’ capitato le usassi anche tutto il giorno ultimamente e non ho mai avuto il piede stanco o dolorante, così come la schiena. Per sopperire alla mancanza di isolamento termico ho utilizzato delle calze tecniche da trekking leggero e non ho più avuto freddo. Personalmente lo stile mi piace, riprende quello di certe mocassini alti usati nel nord degli Stati Uniti ed è una via di mezzo tra il boot da boscaiolo e la stringata alta da città. Se la qualità fosse migliore sarebbe possibile usarle tranquillamente anche su qualche sterrato o in campagna. E mi piace avere delle scarpe di livello più basso a volte, mi diverte usarle senza alcun riguardo anzi mettendole proprio “alla frusta” per segnarle profondamente.

Spesso ho avuto grosse soddisfazioni ed un paio – che vi presenterò- le ho usate in ogni condizione meteo e dopo 8 anni reggono ancora. Vedremo queste. Il rapporto qualità-prezzo è tutto dalla loro parte, dopotutto solo per la qualità dei lacci e della suola cucita vi sfido a trovare qualcosa di simile nei classici megastore di calzature di basso livello. Impossibile. Per di più come avete visto qualche altra freccia a loro favore ce l’hanno. Vi ricordo il prezzo, 25 EURO!!! Che dire, io credo che tenendo conto dei limiti e se avete bisogno di un paio di scarpe da maltrattare magari per andare a spasso senza impegno, portare a spasso il cane nei prati, o qualche lavoretto o per sperimentare uno stile country-casual a basso prezzo … possono andare.

Certo non hanno nulla di qualità che faccia presagire una lunga durata e quindi sono tutto l’opposto di quanto consiglio di solito per di più colorazione, fodera e suola sono quanto di più chimico si possano trovare anche se NON puzzano di petrolati. Diciamo che la sostenibilità non è il loro punto forte! Dopotutto il loro produttore è … … AMAZON! Ebbene si, sono le scarpe a marchio Find e arrivano dal Portogallo. Questo aggiunge altre considerazioni in tema di sostenibilità, etica e produzione che se vorrete, farete. Se non ne avete BISOGNO lasciate stare, altrimenti prendetele in considerazione; quantomeno nel loro segmento hanno dei pregi che le rendono più affidabili.

Buoni passi!

Giacomo.

Come nascono i nostri acquisti? Come ottimizzarli?

Creare un guardaroba sostenibile e vantaggioso per voi, il vostro portafoglio e il pianete è ampiamente nelle vostre possibilità. E vi conviene.

Un po’ di giorni fa mi trovavo in provincia di Milano e avevo qualche oretta letteralmente da perdere. Purtroppo intorno non c’era nulla di interessante, pioveva e così mi sono dovuto mio malgrado infilare in un grosso centro commerciale. Andavo in giro polleggiando tra un negozio e l’altro quando ho pensato : “perchè non dare un’occhiata a cosa vendono nei soliti multibrand di calzature che ci sono qui dentro?” E così entro, anche perchè mi è capitato a volte di trovare articoli discreti a poco prezzo che dopo qualche piccola modifica son diventati buoni.

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Lo confesso, il primo impatto è stato sconfortante: negozio “piatto” e freddo, senza alcuno stimolo non dico ad acquistare ma neppure a curiosare. Purtroppo questi sono negozi fotocopia quindi immagino bene o male sia la situazione generale. Comunque non mi scoraggio mai e comincio a gironzolare e dopo poco comincio anche a chiedermi: ma come si fa a comprare certa roba? Una qualità media bassa e non parlo solo dei materiali. Stile, 0. Fermi a 10 anni fa, con la continua esposizione ad instagram che mediamente uno ha non capisco come sia possibile una tale differenza. Si passava da un classico preistorico (sopratutto per l’uomo) ad una trash estremo, questo sopratutto nel settore donna. Sui materiali, preferisco soprassedere, è la prima cosa su cui si risparmia soprattutto per le suole. Perchè anche se tanti acquirenti hanno un pelo di attenzione in più per la tomaia quasi nessuno ne ha per la suola. Ma nonostante la bassa qualità generale i prezzi non sono adeguati, anzi. Spesso la cifra richiesta è davvero sproporzionata, il rapporto qualità-prezzo totalmente sbilanciato.

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Perchè esistono negozi simili ? Non vuole essere una domanda snob, sia chiaro e ve ne illustro subito il senso. Nonostante l’attuale crisi generalizzata non dico continuino a prosperare, perchè le notizie di chiusure varie sono quasi all’ordine del giorno. Ma comunque resiste un certo tipo di proposta merceologica. Io credo sia dovuto a pigrizia indotta. Dagli anni del boom dei negozi di fast-fashion c’è stato un graduale ma inesorabile cambio di tendenza, volto sempre ad offrire enormi quantità di merce a prezzi ridotti ma con un margine di risparmio per cliente sempre minore. Il risultato finale di questo procedimento è stato una fidelizzazione di più generazioni di clienti che non tendono più ad accorgersi della “trappola” perfettamente organizzata.

Lo schema è stato fondamentalmente questo: nascita brand fast-fashion con prodotti da un corretto/ vantaggioso rapporto qualità-prezzo — lasso temporale in cui questo si è mantenuto — graduale calo della qualità ma non dei prezzi —lasso temporale di mantenimento di tendenza — calo qualità e prezzi — lasso temporale di mantenimento di tendenza — > tendenza degli ultimi anni : bassa qualità stabile ma rialzo dei prezzi. A ben vedere questo procedimento è perfetto; si è svolto nel giro di una 15ina d’anni tanto quanto basta a renderlo quasi impercettibile ma nel contempo far si che l’offerta si fosse mantenuta allettante e diventasse praticamente un’usanza consolidata. Al momento chi compra in certi posti cade in una trappola auto-costruita grazie alla comodità di non dover girare più negozi per trovare quanto si cerca. E’ tutto lì, a portata e qualsiasi stile si cerchi con la convinzione CHE NON CI SIANO POSTI IN CUI SIA POSSIBILE CON LA STESSA CIFRA AVERE DI MEGLIO!! E questa convinzione viene rafforzata da opportuni claim pubblicitari ogni volta che entrate in store e pompata alle stelle durante i “saldi”.

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Eccola la fregatura indotta da anni di lavoro sottile. E ci si è caduti dentro con tutte le scarpe, è proprio il caso di dirlo. Perchè quanto poteva essere vagamente reale 15 anni fa non lo è assolutamente più ora. Ma si è persa l’abitudine a pensarlo ed a cercare al di fuori dei confini auto-imposti dalla nostra poca voglia e mancanza di tempo. E questo è stato trasmesso involontariamente dai genitori alle generazioni successive, una specie di catena infinita. Eppure vi assicuro che riesco ad oggi a trovare scarpe con un buon rapporto qualità-prezzo semplicemente girando per più negozi della mia città o limitrofi a prezzi uguali o di poco superiori a quelli proposti nei megastore. In cosa si traduce questo? In articoli che durano di più, che riescono tranquillamente a superare magari 3-4 stagioni autunno/inverno diventando parte del vostro guardaroba, lasciandovi modo di abbinare e costruire intorno a certi pezzi un vostro stile che potrete mantenere negli anni appena vi renderete conto di aver trovato la linea giusta. E questo si traduce in grandi risparmi di denaro e anche tempo. Perchè non dovrete più girare per centri commerciali e negozi in cerca di parcheggio e articoli che vi sedurranno al momento per poi lasciarvi con l’amaro in bocca dopo pochi utilizzi.

Vi ripropongo l’etichetta per identificare i vari materiali che compongono la scarpa.

E così, senza quasi accorgervene, diventerete più SOSTENIBILI. Perchè il primo vero punto della sostenibilità è acquistare articoli che non si rivelino usa-e-getta, con la caratteristica di avere una vita più lunga e possibilmente siano anche riparabili. Quindi se voi da domani cominciaste a toccare, osservare, fermarvi un attimo prima di lanciarvi in un acquisto compulsivo comincereste davvero a fare la differenza sia per voi che per l’intero sistema mondo. Perchè sostenibilità non è solo comprare cibo bio o articoli certificati come tali. E’ anche regolare le nostre abitudini in maniera tale che siano sostenibili. E che vi piaccia o meno, il motore del mondo dalla notte dei tempi è il commercio e le vostre abitudini, indotte o meno, sono quello che ne regola l’andamento.

Quindi sappiate che il cambiamento è nelle vostre mani e nei vostri…piedi. Tra l’altro, parlando di scarpe migliore qualità = migliore salute con conseguenti minori spese a riguardo. E’ tutto collegato ed è assolutamente alla vostra portata, fin da subito. Buoni passi e a presto.

Giacomo.

Come amare l’alta moda…

… se non viene consentito neppure vederla? A questo proposito ha destato scalpore la notizia che il giorno 26 settembre 2020 Giorgio Armani per la prima volta ha fatto sfilare la sua linea per la stagione primavera-estate in diretta tv su di una rete privata, LA7 per la precisione. E io direi anche un bel “era ora!”

Si perchè tutta questa segretezza, questo alone così effimero di esclusività ha allontanato la gente non tanto dal lusso ma dal sogno che esso rappresenta per molti. E’ vero ci sono i vari social e bla-bla-bla ma vi assicuro che assistere ad una sfilata vera e propria è tutta un’altra storia, sensazione, coinvolgimento rispetto al vedere 4 foto sul web. Perchè le sfilate non son mica preparate da 4 scappati di casa eh! C’è un filo conduttore che regola lo show, le musiche, le luci ed oggi come oggi che un buon 70% della popolazione ha in casa almeno un megaschermo turbo3D potete immaginare cosa voglia dire assistervi anche solo a distanza!

Che ben vengano gli show, i dietro le quinte, le spiegazioni, i particolari, le curiosità, i prezzi stratosferici riferiti a lavorazioni al limite del sogno perchè così si coinvolge, si incuriosisce, si stimola la fantasia anche dei più giovani che oltre a dire “un giorno anch’io sfilerò per Lui” magari azzarderanno anche un “un giorno io sarò un sarto più bravo di Lui” !!! Gli abiti che ammirate all’interno delle boutique più prestigiose non appaiono per miracolo pronti&fatti, ma sono il lavoro di persone che svolgono un ruolo essenziale nel successo del brand.

Il lusso è stato per decenni qualcosa il cui valore si poteva percepire al solo sguardo, senza doverne vedere il prezzo che anzi quasi mai veniva esposto così da caricarne ancora di più la simbologia di oggetto per pochi. Ma era facile riconoscerlo, anche per i non addetti ai lavori.

Aveva quella carica di esclusività che la sovraesposizione inconsulta di oggi ha praticamente azzerato riducendolo ad un fast-fashion per ricchi ed arricchiti. Anche per questo è importante un ritorno a ritmi più attinenti al reale scorrere delle stagioni/collezioni. Attualmente non si riesce ad apprezzare un oggetto nel suo complesso che già te ne viene proposto un’ altro. Pensare, desiderare, pianificarne l’acquisto sono tutte fasi che il cliente sopratutto di lusso/alta moda deve poter gustare, apprezzare anche per avere la sensazione di ritorno di qualcosa di realmente esclusivo. Ed Armani, fatalità, è stato ancora una volta il primo a capirlo. Poi, se avete visto la sfilata capirete perchè sia considerato tutt’ora “Re Giorgio”; capi da sogno pur essendo dotati di linee e colori assolutamente sobri ed eleganti pur restando contemporanei.

Io credo, nel mio piccolo, che si dovrebbe ascoltare il sentire di un artista che da decenni e senza cali detta legge e linee in un mondo tanto variegato quanto è quello della moda.

Perchè se questa capacità non fosse appannaggio di pochi allora non saremmo qui a parlarne,motivo in più per darle valore e attenzione.

Il lusso VA mostrato ma con l’intenzione di farne percepire non solo il valore economico ma sopratutto quello simbolico dato dai materiali e dalla manodopera inarrivabile alla massa, quindi ben più esclusivo.

Invece negli ultimi anni, dato che la situazione economica ha portato sempre più alla scomparsa della classe medio-spendente, molti hanno puntato sul far credere che il lusso potesse essere inteso anche solamente come un fatto dipendente unicamente dal brand. Così si sono resi accessibili alcuni articoli con un prezzo alto-ma-non-troppo puntando sul senso di prestigio sentito da parte dell’acquirente ma facendone, di fatto, sparire l’anima che ne ha portato la nascita. E la cultura che ne derivava.

Quindi non credo ci sia nulla di male, anzi, nel riportare sotto i riflettori quanto di più bello uno stilista sia in grado di creare. E che la gente venga FOLGORATA da un tale show e dimostrazione di maestria tanto da cominciare a riflettere su cosa veramente sia moda, cosa sia qualità e come ottenere articoli che possano il più possibile coniugare queste caratteristiche con prezzi a loro accessibili.

Una volta si diceva chi più spende meno spende perchè ad un alto prezzo corrispondeva un’ altrettanto elevata qualità. Quindi l’oggetto in se aveva una durata maggiore. Aiutare a riformare il gusto per tutto ciò, la cultura di ciò dovrebbe essere il compito di chi vive, chi respira il bello, il ben fatto, la passione della creazione. E diffondere questo il più possibile può innescare un circolo virtuoso che porterebbe benefici al commercio, alle relazioni interpersonali, alla salute dell’ambiente. Per chi l’avesse persa ecco il link alla sfilata di Armani all’ultima Milano Fashion Week, spero sia ancora visibile quando leggerete questo :

https://milanofashionweek.cameramoda.it/it/brands/giorgio-armani-sfilata/

Se davvero si vuole fare un passo indietro per recuperare certi principi e riportarli al di fuori di circoli ristretti serve anche questo e i grandi stilisti potrebbero essere il volano di un’altro grande cambiamento, stavolta più consapevole.

Buoni passi

Giacomo.

TIPS&TRICKS PER CAMMINARE BENE. PT.2

UTILIZZARE SOTTOPIEDI ANATOMICI

Estate, regno delle sneakers. Chi più chi meno quasi tutti prima o poi le indossano durante la stagione estiva, sono indubbiamente pratiche e spesso comode per un’utilizzo spensierato.

Questo però spinge ad utilizzarle molto spesso, quasi di continuo e sopratutto per chi le indossa sul lavoro questo può portare fastidi alle gambe, alla schiena e ai piedi! Sopratutto se passa molte ore senza potersi sedere. Per questo io consiglio sempre di applicare all’interno in sostituzione di quello originale, un sottopiede anatomico. Qui sotto potete vedere due esempi:

Questo all’inizio potrà darvi una sensazione strana al piede, potreste sentire come la presenza di un qualcosa “in più” sotto ma passerà presto.

Di solito è il sostegno all’arco plantare, una presenza a cui non siamo abituati in quanto quasi nessuna scarpa presenta sottopiedi simili stock. Come vi dicevo passa presto, giusto il tempo che il plantare si adatti al vostro piede e non vi accorgerete più di averlo MA sentirete una differenza sostanziale a livello di comfort sopratutto della schiena e affaticamento gambe. Non ne farete più a meno.

Le calzature su cui questo si nota di più sono appunto le sneakers o le calzature che adottano tale stile e hanno la suola in un “blocco unico” diciamo.

Essendo sprovviste di tacco separato sul lungo periodo la schiena ne soffre. Aggiungete che poi la suola raramente fornisce un vero e proprio supporto al piede, a causa di una struttura completamente in gomma o peggio in stoffa pressata e rivestita di gomma. Spesso suola e tomaia si deformano sì assecondando le caratteristiche del vostro piede per cedere poi però sempre di più e acuendo in questo modo eventuali problematiche già presenti. Se la zona di appoggio del piede risulta completamente piatta e avete intenzione di usare quella calzatura nell’arco dell’intera giornata, inserire un sottopiede simile vi agevolerà moltissimo.

IL BENESSERE SCORRE IN NOI. LETTERALMENTE.

Una cosa che non sa quasi nessuno è che nei nostri piedi confluiscono oltre ad una serie impressionante di muscoli e terminazioni nervose collegate a tutti gli organi del corpo, anche una serie di vene estremamente importanti non solo perchè irrorano il piede ma anche per la loro portata di sangue. Una in particolare, che come potete vedere dallo schema percorre tutto il perimetro e ha una grande influenza anche sul comfort di calzata di una scarpa, sopratutto per le donne.

Perchè? Per il semplice motivo che per loro sono presenti molti modelli che presentano differenti forme di “scollo” della tomaia all’altezza dell’attaccatura delle dita. Ed ogni piede ha una forma a se, compresa la lunghezza delle dita. Quindi tenendo presente che la vena di cui si parlava poco sopra arriva fino alla base delle stesse e che l’alluce è il dito più “ingombrante” va da sé che se lo scollo della scarpa coincide con questa e stringe si produrrà una pressione che porterà il sangue a scorrere con più fatica facendo di conseguenza gonfiare i piedi e soffrire voi.

Quindi occhio al rapporto scollo – attaccatura dita. Vale per tutti i tipi di calzature, sopratutto quelle con tacco alto. In queste l’effetto è accentuato dal fatto che il peso tende ad essere caricato molto sulla pianta.

Qui termina la seconda parte della guida; come la volta precedente vi invito a condividere sui vostri social e con i vostri conoscenti ed amici questi articoli. Sono piccole accortezze che possono cambiare molto sia il modo di acquistare che di “vivere” le vostre calzature. Alla prossima!

Buoni passi.

Giacomo.

Tips&Tricks per camminare bene! PT. 1

Ben ritrovati! In questo nuovo articolo vi darò alcune indicazioni di massima per capire come prendervi cura delle vostre calzature e come scegliere il tipo di scarpa a seconda dell’utilizzo che ne dovrete fare. E’ una guida per lo più dedicata alla stagione calda, paradossalmente il momento più complicato per acquistare scarpe; perchè se da un lato la possibilità di scelta diventa enorme dall’altro la loro struttura è decisamente striminzita e quindi più complicato che assolvano il loro compito egregiamente. Perchè non sia troppo in una volta sola dividerò in più parti. BUONA LETTURA!

PRENDERSI CURA DEI SANDALI IN CUOIO E PELLE.

Ecco il primo suggerimento. A molti capiterà a fine stagione estiva di archiviare i sandali in cuoio-pelle semplicemente lasciandoli in scarpiera in o buttandoli in una scatola fino alla prossima estate. Poi quando vengono ripresi sono abbastanza duri, secchi, poco confortevoli. Ora, tralasciamo il fatto che bisognerebbe dar loro un po’ di cura anche prima del letargo invernale. Vediamo Cosa fare una volta che li riprendete in mano. La pelle è un materiale che possiamo considerare “vivo” poiché ha bisogno di idratazione per rimanere elastica e comoda sulla pelle, sopratutto nuda. E per questo scopo esistono le varie creme da scarpe.

Però con i sandali noi andiamo ad appoggiare la nostra epidermide direttamente sulle superfici trattate con queste creme che, per quanto noi possiamo selezionare la composizione chimica migliore quasi sempre di agenti coloranti, impermeabilizzanti, allarganti o conservanti si tratta. E con il sudore della pelle è possibile che tutto ciò porti qualche reazione da parte del nostro organismo. E quindi? Io le scarpe di cuoio-pelle che utilizzo scalzo, durante la stagione estiva le tratto con creme delicate nate per la cura del corpo. Solitamente creme bio, a base di olio di argan o olio di mandorle ed idratanti. La calzatura torna velocemente morbida, molto piacevole da utilizzare e spesso anche profumata. E molto più salutare nel contatto con la pelle.

Ovviamente trattamento da ripetere a seconda della frequenza di utilizzo della scarpa. Il bello è che essendo creme per il corpo potrete distribuirle direttamente con le mani. Preciso che non danno alcun tipo di protezione dall’acqua ma in caso ad esempio di pioggia consentono alla scarpa di superare la prova con più facilità.

ATTENZIONE AI MATERIALI!

Particolarmente per: fodera, tomaia, sottopiede, suola.

Altro argomento essenziale per il periodo estivo è il materiale con cui è creata la scarpa.

Cominciamo dicendo che tutti i TESSUTI non si allargano. MAI. Sopratutto quando vengono utilizzati per creare la tomaia di una calzatura dato che sono sempre di trama molto fitta per conferire maggior robustezza. Spesso la fodera interna è in pelle, su cui viene applicata la tomaia, ma questo conta solamente per quanto riguarda la traspirabilità e il comfort. Difficile trovare una calzatura sfoderata perchè deve essere molto attenta sia la scelta dei materiali sia la costruzione: il piede viene direttamente a contatto e il rischio che lo sfregamento rechi fastidio è alto. Tornando alla fodera; fate attenzione che sia vera pelle, così come il sottopiede. Se avete qualche lecito dubbio vi può venire in aiuto un piccolo adesivo che per legge deve essere applicato almeno su una delle due calzature e rappresenta una breve legenda dei materiali utilizzati. Lo vedete qui sotto.

Ovviamente ogni parte che venga a contatto con il piede dovrebbe essere il più naturale possibile. Quindi per la fodera pelle o tessuto e per il sottopiede pelle. Il tessuto nei sottopiedi porta sfregamento e possibile irritazione così anche ogni tipo di materiale sintetico. In questo caso possibili anche allergie dovute alla reazione tra l’acido del sudore e i vari agenti chimici presenti. Rischio quasi nullo se il sottopiede è in vera pelle, anzi assorbirà anche una parte del sudore per poi rilasciarlo una volta tolte. Quindi se fodera e sottopiede sono in “altri materiali” meglio starne lontani. A meno che non si tratti di calzature per un qualche uso professionale o sportivo ma qui entriamo in un’ altro ambito.

Qui sotto potete vedere un piccolo extra che purtroppo non viene preso in considerazione quasi da nessuna etichetta: il cuoio rigenerato. Cos’è?! Cominciamo dicendo che il CEN (Comitato Europeo di Nomazione ) ha ritenuto che per dargli un nome la terminologia adatta fosse “RIGENERATO DI FIBRE DI CUOIO” e la definizione di cosa tecnicamente sia, fosse questa: “Materiale costituito da pelli conciate disintegrate meccanicamente e/o chimicamente in particelle fibrose, piccoli pezzi o polveri e, successivamente, con o senza la combinazione di legante chimico, trasformato in fogli.” E qui sotto potete vedere come si presenti la dicitura sulla suola e l’aspetto che assume una volta cominciato ad usurarsi.

Ora, per quanto sia assolutamente giusto l’intento di riutilizzare gli scarti di cuoio e pellami, finchè si tratta di impiegarli per alcune parti ok. Ad esempio per i contrafforti va benissimo e va tutto a vantaggio anche dell’ambiente ma vi assicuro che una suola costruita con questo materiale ha una vita breve, difficilmente la gomma vi si aggrappa bene, se si bagna è un disastro. Quindi se in una scarpa vedete la dicitura di cui sopra sappiate che vale la pena solo se costa davvero poco e dovete farne un uso “spensierato”. E’ comunque un po’ meglio della gomma di bassa lega, per quanto riguarda sudorazione e traspirabilità.

Qui termina la prima parte di questa piccola guida, siate altruisti e CONDIVIDETE, potrà essere d’aiuto a più persone di quante pensiate. Buoni passi e a presto!

Giacomo.

Tuning Shoes! La mia passione…

Alcuni suggerimenti per il ripristino delle vostre calzature con suola in gomma. Cosa e come valutare un eventuale intervento.

Come promesso nel post precedente ecco un esempio di suola in frantumi per raggiunti “limiti di età” e del tipo non-riparabile. Come detto precedentemente qui o si buttano o si risuolano completamente. Non è un’operazione economica perchè richiede molto tempo ed impegno di materiali però avrà il vantaggio che il problema non si presenterà mai più ed una scarpa come questa diventa potenzialmente eterna, almeno finchè non tagliate la tomaia: questo dovrebbe far riflettere sulla validità della frase “ma a quel prezzo quasi ne compro un altro paio”. Si, certo, ma prima o poi vi ritroverete allo stesso punto.

Ecco da dove si parte:

Queste Blundstone sono arrivate al capolinea. Ma il proprietario le trova comode ed ha pensato al futuro quindi… SI PARTE! Bisogna raschiare via TUTTA la suola in gomma da ogni punto, altrimenti quella nuova non attaccherà. Come vi avevo detto è un lavoro “sporco” perchè durante l’operazione succede questo:

La suola si scioglie, letteralmente, ed è anche rischioso perchè COLA e se va sulle mani son DOLORI!!! Per di più il nastro abrasivo che si va ad usare nell’operazione si IMPASTA di continuo e quindi spesso ci si deve fermare per ripulirlo… tosto. Se siete calzolai e state vedendo per la prima volta questo lavoro mi racomando, se volete provare chiudete le bocchette di aspirazione polveri, altrimenti si intaseranno i condotti. Quindi, mascherina.

Dopo aver eliminato tutta la suola si procede a riempire ogni interstizio con del cuoio molto fine, che verrà sagomato ben benino per non far spessore extra….

si ricostruisce il guardolo, in questo caso in in gomma e si inizia a dare il primo strato di collante … quasi finito …

Alla fine si fissa la nuova suola ed ora avendo una base molto più seria su cui attaccare il tutto si può tranquillamente scegliere sia lo stile che il colore. Quindi si può scegliere in questo caso per un “total-black” oppure un bel verde, o rosso o giallo…. come vorrete. Qui si è poi optato per una cucitura della suola: non è strettamente necessaria ma è sempre un valore aggiunto. Sopratutto perchè qui si è voluto puntare su di una costruzione più flessibile rinunciando all’aggiunta di un’infrasuola di cuoio (questa si cucita alla scarpa), che io personalmente suggerisco. Rende più solido il tutto e le future manutenzioni avranno risultati migliori.

Qui di seguito un’altra versione con, appunto, infrasuola in cuoio e suola non cucita. La gomma BUONA su di uno strato di cuoio ben preparato non avrà alcun problema di tenuta per vari anni anche senza bisogno di cucitura.

Ed eccoci qui alla fine del tour. Questo per farvi capire cosa si può fare nel caso vi troviate nella situazione descritta in questo e nel post precedente. E per illustrare quanto lavoro c’è dietro per poi arrivare alla soddisfazione del cliente, in maniera duratura. Questo vuol dire affidarsi ad artigiani, a chi sa di cosa sta parlando ed opera nel vostro interesse.

Buoni passi e a presto!

Giacomo

Idea VULCANICA ma…

Buongiorno a tutti! Eccoci qui per un’altro articolo riguardante piccole accortezze da prendere prima di acquistare un paio di scarpe. Oggi voglio parlarvi di quelle calzature che presentano la suola in un particolare tipo di gomma VULCANIZZATA. Questo tipo si trova spesso come parte di scarpe da Trekking, Antinfortunistiche, Doposci, sandali ed alcuni modelli casual sia da donna che da uomo. Come riconoscerla? Beh è abbastanza semplice, solitamente la suola si presenta grossomodo così:

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Come vedete l’aspetto è piuttosto “soffice” diciamo, la scarpa sembra avvolta dalla suola, quasi fusa assieme e difatti il principio costruttivo è quello.

Ora, questo tipo di costruzione ha degli innegabili pregi: difficilmente potranno separarsi suola&tomaia a meno che questa non si tagli; tenuta stagna garantita sulla linea di giunzione ( se la tomaia è impermeabile ) in quanto non c’è stacco o fessurazione; buona flessibilità ed assorbimento impatto col suolo; buon grip e morbidezza.

Difetti: stile sportivo assolutamente non camuffabile; mescola della gomma solitamente di bassa qualità; se la camminata presenta dei difetti questi saranno evidenziati ed acuiti  soprattutto sui modelli più cittadini; ASPETTATIVA DI DURATA DELLA GOMMA non prevedibile e in caso di cedimento NON RIPARABILE.

Passo alla spiegazione di questi ultimi due punti, assolutamente cruciali. Questo tipo di gomma presenta come difetto principale il fatto che dopo un periodo di tempo, purtroppo non quantificabile, comincia a sfaldarsi, sbriciolarsi. Così:

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Ora, a questo punto la suola è MORTA. Ho visto i tentativi più assurdi di riparazione, tutti assolutamente inutili. Questo perchè la gomma in questione si sbriciola, la parte interna assume la consistenza della sabbia e si comporta come tale. Nulla può più riportare coesione. Come vi dicevo prima non è un’evento evitabile nè prevedibile. Sappiate che prima o poi succederà, è dovuta all’età della gomma ma solitamente 2-3 anni regge.

Quando questo accadrà avrete due scelte: buttare le scarpe O far sostituire in blocco la suola. E’ un lavoro rognosetto, poco piacevole perchè eliminare quella gomma è faticoso, lungo e sporca assai ambiente di lavoro e operatore. Per di più come suola di ricambio difficilmente se ne troverà una di foggia simile a quella originale con il rischio che su alcuni punti si veda il segno di quella vecchia. Se si dovesse optare per cambiare completamente la suola e la costruzione della stessa si dovrà mettere in conto una spesa più consistente e, secondo me, accettabile solo se la scarpa in questione ha un certo valore che esso sia monetario od affettivo. Se vi dovessero proporre di “mettere della colla che durerà un po’ ” portatele via perchè per quanto poco vi chiedano saranno sempre e comunque soldi buttati. Nel prossimo articolo vi farò un’esempio di un lavoro RADICALE che si può fare per far si che la scarpa torni a nuova, LUNGA. vita

Dato che come detto prima questo tipo di costruzione è presente su molti tipi di scarpe per tutte le stagioni credo che potrà essere un utile ragguaglio per i vostri acquisti post-quarantena. MAI come ora bisogna imparare a spendere bene ed acquistare articoli che possano durare o essere riparati; i nostri nonni lo sapevano bene e molti di voi quante cose avranno ereditato o “depredato”  dal loro armadio perchè poi la moda ritorna…ed erano ancora belle?! Perchè sulla qualità meglio non transigere, ne guadagnerete.

VI LASCIO IL LINK ALLA PAGINA IN CUI SPIEGO COME INTERVENGO IO IN PROPOSITO : https://jackbabush.com/riparazioni-e-trasformazioni/

Buoni passi.

Giacomo.

CAMBIERA’ LO SHOPPING??

VOI CHE LEGGETE L’ARTICOLO AL LINK QUI SOTTO…

I negozi valutano saldi a settembre

Cosa ne pensate? VOI avevate preso in considerazione i saldi per i vostri prossimi acquisti? Ma sopratutto, avrà ancora senso parlare di saldi in futuro o perlomeno così come vengono gestiti oggi? C’è davvero qualcuno convinto che tutto questo non avrà conseguenze sul modo di vedere gli acquisti da parte delle persone, sul cambio di priorità, sulle possibilità di spesa, sull’approccio al nuovo. Come se -puf- passa la nuvoletta e giusto il tempo di asciugarsi un po’ e si ricomincia tutto come prima. Smaltire l’invenduto va bene, nulla deve andare sprecato e buttato ora più che mai MA se fatto in un’ottica nell’immediato futuro di cambio radicale del sistema produzione-vendita.

A riguardo condivido la posizione del Sig. Saverio Severini nell’articolo: In primis rallentare i tempi della moda, le risorse utilizzate per imbastire tutto il “circo” di cui vive e che serve a tenere in un costante stato di attenzione l’utente finale per non fargli perdere mai interesse verso l’argomento. Così da indurre l’istinto di emulazione dei vari testimonial fino al momento in cui viene dato libero sfogo a questo a tutti i livelli, anche e sopratutto di prezzo. Prezzo FINALE, senza tener conto di qualità sia del prodotto che della vita di chi produce. Che produce letteralmente montagne di articoli con miriadi di varianti, una sovrapproduzione che poi HA BISOGNO dei saldi per addirittura un mese o più, altrimenti come smaltisci non una ma spesso più stagioni residue ?

 

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Perchè c’è da cambiare il rapporto con il cliente non solo a livello di vendita ma sopratutto a livello di cultura, tornare a far percepire il valore reale di ciò che si vende, ed anche la DIFFERENZA di qualità tra prodotti con grosse differenze di prezzo ma magari estetica simile. Basta illudere la massa, l’effettivo rapporto qualità-prezzo deve tornare ad essere chiaro a tutti. Così tutti i livelli beneficeranno di una produzione ed un consumo più equilibrati. Ma solo chi fa e sopratutto vende può dare la spinta per questo processo. Trattando il cliente in maniera più attenta, facendolo sentire seguito e anche guidato verso ciò che più è adatto a lui/lei.

E così risvegliamo l’interesse, poi supportato dalle infinite possibilità di informazione del mondo di oggi. Chi lavora “nel bello” dovrebbe sentire una sorta di responsabilità verso ciò, perchè come fa un maestro elementare può iniziare a formare chi si trovi letteralmente a digiuno di nozioni a riguardo. E sappiatelo, nell’immediato futuro il mercato ALTO non guarderà più il brand, ma l’esclusività data dal prezzo rapportato al pezzo unico.

Fatemi sapere che ne pensate

Buoni passi

Giacomo.

 

RITORNO AL FUTURO!

Vedete il “ragazzo” con il cappellino? È Matteo Ward ed ho avuto il piacere di ascoltarlo alla scorsa Venice Fashion Week.

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Vi assicuro che sentirlo parlare, conoscere la sua storia e quel che fa è davvero fonte di energia e ispirazione. Oggi più che mai c’è necessità di rivoluzione. O meglio, di un ritorno a quelle basi che hanno consentito l’evoluzione della nostra società e dei cosiddetti “mestieri” in primis; ovviamente adattato, trasportato nell’era odierna ed alle sue necessità senza lasciarsi alle spalle valori e principi base. Lui lo ha fatto, guardatevi il video e capirete come sia possibile la fusione di tradizione e futuro, ora più che mai. Abbiamo assolutamente mezzi e cervelli adatti a farlo, noi Italiani poi!!! Con l’inventiva e lo spirito di adattamento che ci contraddistingue da sempre potremmo creare un nuovo modello di fusion-industry primo al mondo….

Non credo sia più tempo di passeggiare, si rischia di restar indietro in questa occasione incredibile che questo momento storico ci sta consegnando; quando ci si potrebbe aspettare più recettività?!

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L’India a due passi…

… dal nostro guardaroba!

Tutti noi possiamo avere un pezzettino di storia ai nostri piedi, magari la state già indossando ora, grazie agli Jodhpur. Vi starete domandando di che fantomatica scarpa staremmo mai parlando….

Dall’ India addirittura, una nazione così poco conosciuta per certi articoli e che nell’immaginario comune assume connotati mistici e affascinanti come i suoi colori, le spezie e i tessuti finemente lavorati. Eppure chissà quanti di voi che state leggendo ha un paio di queste calzature nel proprio guardaroba!

Come al solito un pizzico di storia: questi stivaletti nascono verso la fine dell’800, in India appunto e venivano usati dai coloni britannici per andare a cavallo e giocare a polo. Oddio, a voler essere del tutto precisi questo era il nome dei pantaloni indossati con lo stivaletto classico da equitazione: il particolare più importante era alla coscia, con un allargamento extra sull’anca per consentire il movimento laterale delle gambe mentre si cavalcava.

Il nome deriva dalla capitale del Rajasthan. La città fu fondata nel 1459 da Rao Jodha Rathore, appartenente alla casta dei guerrieri Rajput, che ne fece la capitale dello stato di Marwar, sostituendola a Mandore.

Tornando alla calzatura, ebbe un’evoluzione per un utilizzo più “casual” diciamo che portò ad accorciarli un po’ ed ebbero un tale successo già negli anni ’20 del 900 che in Europa divennero una vera e propria tendenza. Le caratteristiche ricorrenti e distintive del modello sono:

  • punta arrotondata
  • tacco basso
  • chiusura tramite cinghiette fissate al lato interno, incrociate all’altezza della caviglia, che attraversano un passante nel retro dello stivaletto.

Non ci sono regole fisse per il tipo ti pellame ed il colore, ad oggi vengono prodotti in ogni modo e da qualunque brand o artigiano poiché rappresentano una scelta davvero versatile, che può tranquillamente entrare a far parte dei classici dell’abbigliamento smart-casual. La versione in cuoio scamosciato è la più comune e quando ben realizzata e rifinita con dettagli curati, di alta qualità, può fare capolino anche su di uno stile che tenda al casual-formale; avendo però la “sprezzatura” giusta!

La loro evoluzione più nota e più commercializzata sono i Chelsea Boots, nati negli anni ’60. Questi stivaletti alla caviglia hanno, al posto delle cinghie e fibbie, una banda elastica sui lati. Ebbero la loro massima diffusione grazie al movimento dei “MOD” , frequentatori di bar e sale da ballo dallo stile ricercato e consumatori di anfetamine.

Questi stivaletti alla caviglia sono comodissimi da infilare e togliere e danno un solido sostegno senza bisogno di stringhe; se icone come Beatles e Rolling Stones li indossavano chi voleva essere alla moda non poteva farne a meno.

Una piccola nota tecnico-storica extra: le bande erano in gomma VULCANIZZATA, un processo di lavorazione della gomma inventato da Charles Goodyear nella prima metà del 19° secolo.

Oggi costituiscono un capo d’abbigliamento molto versatile, che ben si abbina con differenti stili passando con disinvoltura dal country-cittadino al dandy o per i momenti più leggeri del gentleman classico.

E durante le mezze stagioni sono un bel jolly da giocarsi, sia uomo che donna. Ve ne sono ovviamente di varie fogge e prezzi, starà a voi individuare quelli che più risponderanno alle vostre idee, stile e necessità. Se per qualunque motivo vi fosse difficile fare ciò, contattatemi.

A presto e … Buoni passi!

Giacomo.