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Essere o non essere … Black or White ?!

Nero & Bianco: gli opposti perfetti e più estremi nel mondo dei colori.

Negli anni ‘20 dello scorso secolo, nell’ America del Nord, nacque un genere musicale che fondeva elementi europei ed africani, con sonorità che univano scale musicali temperate e suoni acuti e duri: il JAZZ.

Partì con l’essere circoscritta ai ghetti, considerata solo a livello folkloristico, per diventare in breve tempo un fenomeno di successo mondiale, influenzando lo stile di intrattenimento e la cultura di massa. Queste nuove sonorità avvicinavano e riunivano gli uomini bianchi e gli uomini neri sia sui palcoscenici che nelle platee, ovunque. Partendo dagli Stati Uniti, per arrivare fino in Europa, si impose con uno stile a cui neppure le potenti case di moda poterono sottrarsi. Tale stile riguardava certamente gli abiti ma, l’elemento che più di ogni altro si affermò come segno di distinzione furono, come sempre, le scarpe. Queste.

LE SPECTATOR

Sono un tipo di calzatura molto ricercato, che nel tempo ha subito varie modifiche. Si potrebbe erroneamente pensare che siano nate in contemporanea con il fenomeno del Jazz ma, in realtà furono da esso adottate. Unire il bianco ed il nero in un capo di abbigliamento, effettivamente a ben pensarci, non era cosa semplice e per di più, le scarpe così caratterizzate, enfatizzavano i movimenti del piede, perfette per ballare come dimostrò Fred Astaire che proprio ballando, le portò in vetta.

Ma torniamo alle loro origini, reali. La paternità è attribuita al celebre calzolaio londinese John Lobb

( 1829 -1895 ) che nel 1868 fabbricò il primo paio di bicolori per il gioco del cricket. Con una particolare attenzione al comfort, a volte la tomaia era traforata per consentire una corretta ventilazione del piede durante i periodi più caldi.

La bicolore ebbe particolare successo in un periodo in cui le classi sociali più benestanti dedicavano sempre più tempo allo svago, prediligendo uno stile si informale ma, allo stesso tempo, distintivo.

A garantire loro però fama intramontabile fu, però, il ben noto Duca di Windsor, vero esperto nel lancio di nuove mode, indossandole durante una partita di golf.

Negli anni ‘20 e ‘30 del ‘900 divennero un accessorio poco impegnativo da accompagnare con un completo da giorno. Ebbe un buon successo anche la versione femminile, con una linea che si adattava perfettamente ai gusti dell’epoca.

Abbastanza recentemente anche Chanel ha riproposto questo stile, reinterpretandolo meravigliosamente

Ci possono essere anche varianti modello monkstrap, per me assolutamente meravigliose…

Ad oggi la Spectator bianca/nera risveglia una sensazione di nostalgia per i tempi passati conferendo, a chi le indossa, un aspetto originale adattandosi a vestiti e pantaloni di tutti i colori ad esclusione del marrone. Se però si desidera mantenere lo stile originale la scarpa deve essere abbinata ad un vestito bianco o, in alternativa, ad una giacca bianca e pantaloni neri.

Il colore base della scarpa devere restare il nero; il bianco viene maggiormente usato per le parti applicate alla mascherina ed ai gambetti.

E si conclude questo nuovo, breve, viaggio nel tempo e nella storia delle calzature. Per voi appassionati, che anche oggi mi avete seguito fin qui, propongo infine un piccolo omaggio nostalgico ad un altro enorme ballerino che fece, svariate decine di anni più tardi, del bianco e del nero associati, il suo tratto distintivo …

Chi non sa, non può o non vuole uniformarsi, innova.

Buoni passi, alla prossima.

allora

Ed ora si vola. Uno, due, tre…tacco!

Questa volta parliamo del “tacco alto” e di una sua curiosa evoluzione. Come sempre facciamo prima un piccolo excursus storico.Dalla sua apparizione nella moda occidentale, alla fine del XVI secolo, il tacco alto è sempre stato un mezzo potente, carico di significati e valenze differenti.
La sua origine è incerta e diversi i luoghi possibili della sua origine: Polonia, Persia, Impero Ottomano, Cosacchia, India.

Quello che invece appare chiaro da sempre invece, è che la sua adozione è un segno di ricchezza, stile e status sociale. L’associazione tra tacco alto e posizione sociale durò con forza per tutto il ‘700 mentre apparvero anche le prime distinzione di genere.
Solo all’inizio del XVIII secolo divenne accessorio esclusivamente femminile.

Nel corso degli ultimi 400 anni ha subito variazioni, attraversato momenti di massimo splendore ed esaltazione, momenti di buio ed avversione. Adorato od osteggiato il tacco alto ha cambiato foggia, altezza, significato.
Facciamo un balzo storico, superiamo gli anni della seconda guerra mondiale (durante la quale ebbe un parziale oscuramento, le donne dovevano svolgere i lavori degli uomini che erano al fronte, servivano calzature comode per donne forti) ed arriviamo a metà degli anni 50.
Roger Vivier ne disegna la versione moderna, inserendo una sottile barretta di acciaio all’interno del tacco che ne rafforzò la struttura rendendo possibile allungarlo ed assottigliarlo ottenendo di conseguenza il risultato di slanciare ed assottigliare le gambe risaltando i glutei. Il tacco divenne, a seconda del momento storico-culturale, adottato da culture e movimenti che gli attribuirono significati diversi.

Roger Vivier for Christian Dior, Shoes, 1955, The Metropolitan Museum of Art, New York

La vita del tacco dal dopo guerra ai primi anni ’90 è travagliata e fatta di “alti e bassi”. E’ alla fine degli anni ’90 con l’esplosione di designer del calibro Manolo Blahnik & Christian Louboutin che i tacchi altissimi diventano un’icona di stile, basti pensare alla celebre serie TV “Sex and the City”. Dopo aver resistito per secoli, superato guerre ed essere stato osannato, il suo posto inscalfibile nella moda sembra essere assicurato. Il tacco alto è intramontabile…o NO?!

Parrebbe proprio di No!

Anno 2000.
Il giovane stilista italo-inglese Antonio Berardi porta sulla scena delle sue sfilate gli stivali senza tacco. Vero esercizio di stile e tecnica costruttiva, grazie ai loro elementi bizzarri, sperimentazione e teatralità, ebbero il successo che meritavano.
Il tacco, con tutto il suo simbolismo, sparisce, azzerato.
Questa mossa dona un po’ di importanza al piede che fino ad allora veniva relegato al ruolo di cornice rispetto al tacco ed al suo magnetismo.

 

 

 

 

 

Il doversi trasformare in equilibriste non fermò le più appassionate sostenitrici della moda e del design (una su tutteVictoria Beckham) e così, altri stilisti si diedero da fare creando varianti di questo “magico” oggetto.

E sulla stessa scia videro la luce le collezioni di United Nude, Kei Kagami e del già citato Noritaka Tatehana.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

… per continuare con quelle che son le più fantasiose in quanto a struttura: le “scarpe origami “ disegnate da Catherine Meuter, le EIN/TRITT.

 

 

 

 

 

 

 

 

Forse sono le più interessanti, coinvolgono il consumatore finale nella loro costruzione ed essendo un vero e proprio origami, la confezione dà innegabili vantaggi nello stoccaggio e nel risparmio di materiale.

Concludiamo in grande stile, con l’intuizione di quel poliedrico genio che è Karl Langerfeld. Agli inizi degli anni 2000 anche lui, per le sfilate di Fendi, si diverte creando un sandalo senza tacco o con “tacco sospeso”. La differenza la fa un’intuizione degna di lui, proposta in due varianti, di uno stiletto sospeso su di una suola rifinita all’interno a specchio, o appoggiato sulla stessa, diventando uno “stiletto inverso”. In più l’altezza non è vertiginosa quindi, come le EIN/TRITT, sono più facilmente indossabili.

Questo piccolo viaggio, nel tempo e nello stile, che abbiamo compiuto anche oggi, finisce qui. Quello che sicuramente non termina, è il viaggio del TACCO ALTO con le sue forme, dimensioni e utilizzi differenti, che continuerà a portarci a spasso ancora a lungo.

Buoni passi!

Giacomo.

Lapo Elkann prosciolto o quasi!

Oggi mi concedo una piccola digressione nel mondo del gossip d’attualità.
Circa un mesetto fa, alla 74esima edizione della “Mostra del Cinema di Venezia”, il noto imprenditore Lapo Elkann ha fatto la sua comparsa sul red carpet dell’evento dedicato al “Franca Sozzani Award” indossando quelle che secondo i giornalisti presenti, erano un paio di BALLERINE.

Apriti cielo, un can-can mediatico di proporzioni inaudite con giudizi, sarcasmo, illazioni e sviolinate ha preso il vita: “Lapo usa scarpe da donna “ – “Stravagante” – “Originale come sempre “ sono solo alcuni dei commenti sbrodolati da ogni dove.

Peccato che nessuno degli addetti ai lavori, dei presunti giornalisti, non si sia fatto la domanda più ovvia e naturale che c’è: “Come mai Lapo Elkann indossa questo tipo di calzatura?”.

Non ci vuole un Pulizer per una domanda così ovvia, sarebbe bastata la voglia di distinguersi dal marasma dei tanti articoletti apparsi e voler svolgere una piccola funzione di informazione culturale.

LAPO ELKANN potrà avere quelli che molti giudicano difetti ma, lasciatemelo dire, SI SA VESTIRE! Certo con uno stile totalmente differente da quello del nonno, però le regole del ben vestire le conosce e spesso, si diverte ad infrangerle ed è qui, allora, che qualche critica gliela si poteva muovere.

Prima però un doveroso cenno alle tanto commentate scarpe.

Questo tipo di calzatura viene denominato Pumps, Court Shoes o Opera Shoes.

Secondo lo scrittore di stile Bernhard Roetzel è l’unica calzatura indicata per il tight e l’abito da sera. Scarpa antica, progenitrice della più famosa pump femminile: la décolleté, risale al ‘500 ed è un must se si pratica il ballo da sala ed è adatta ad essere indossata anche con lo smoking.

Qui possiamo vederne un’illustre esempio

Visto che criticare Lapo Elkann, sembra sia uno sport, allora facciamolo con cognizione di causa:

il suo non è uno smoking che rispetti le regole al 100% perché non ha il papillon, i pantaloni non hanno la banda sul lato e, per di più, non dovrebbero avere il risvolto. Sul colore, al giorno d’oggi, pare abbastanza superfluo disquisire, le regole son diventate decisamente più “lasche” e poi era estate, quindi i colori chiari son ammessi. Un ulteriore regola che, forse, ha trasgredito? Lo smoking non andrebbe mai indossato prima delle 18 ma non ho modo di verificare l’ora dello scatto.

Tornando alle calzature, eccone un esempio classicissimo, un po’ più accollato.

Quindi, cari amanti del mondo scarpe che state leggendo, se queste piccole nozioni non vi fossero state note, ora avete un argomento in più per distinguervi e per stupire i praticanti del qualunquismo e delle “chiacchere da bar”.

Zeppa di sughero, la nascita fra embarghi ed il genio di Salvatore Ferragamo.

Fino alla metà degli anni ’30 il tacco delle scarpe femminili veniva realizzato con l’applicazione di un sostegno in acciaio. Le aziende italiane fino a quel momento si rifornivano, di questo indispensabile materiale, dalla Germania. Le sanzioni imposte all’Italia dalla “Lega delle Nazioni” in seguito alla occupazione dell’Etiopia, impedirono l’importazione di acciaio creando non poche difficoltà alle aziende calzaturiere. Fu in questo contesto che il genio di Salvatore Ferragamo si manifestò ancora una volta (ricordiamo che ha al suo all’attivo più di 350 brevetti).

La zeppa non era certo cosa nuova nel mondo della calzatura, ma Salvatore Ferragamo donò a questo elemento di moda quel fascino, quella eleganza e quel “quid” distintivo che la rende ideale per slanciare la figura con un abito lungo fino al suolo o con i sempre meravigliosi pantaloni a “palazzo”.

Ferragamo pensò al sughero per creare un tacco che desse un solido sostegno ma fosse al contempo leggero. Cominciò con i turaccioli di sughero sardo e creò uno dei suoi modelli più famosi, un cult che per essere impreziosito e celare la sua originale composizione, fu rivestito di cuoio.

Nel 1937 fu depositato il brevetto di quello che oggi, nella storia della moda, viene considerato come il primo BREVETTO della MODA. Nel 1938 il favoloso paio multicolore dell’immagine, fu creato dallo stilista per l’attrice Judy Garland da allora sono passati più di 70 anni, eppure, molte lettrici di questo articolo avranno avuto, o hanno un paio di calzature nate dall’originale creatività di questo indimenticabile genio italiano.

Scarpe di una certa levatura: dai greci a Tatehana passando per Venezia

Le scarpe-scultura di Noritaka Tatehana, shoes designer

giapponese, furono portate alla ribalta nel 2011 da Lady Gaga celebre pop star americana.
Applaudite, odiate, osannate, ridicolizzate, le sue calzature possono incantare o disgustare ma, è impossibile restarne indifferenti.

Quello che non è noto a tutti è che l’origine di queste calzature affonda le sue radici in un tempo decisamente antico.
Nel V secolo A.C. i greci introdussero il Kothornos, una sorta di scarpone con la suola spessa e rialzata. Questa era di legno o cuoio ed attaccata ad una tomaia di pelle che si estendeva fino al polpaccio e ad esso era fermata con lacci di cuoio. Inventati dal celebre drammaturgo Eschilo, ebbero in origine la funzione di innalzare gli attori a seconda dell’importanza del personaggio interpretato. Sul palcoscenico dei ed eroi apparivano decisamente più alti dei comuni mortali.

Il pubblico iniziò presto ad associare l’altezza della scarpa allo status sociale, e le scarpe con suole sempre più spesse si moltiplicarono. L’usanza, presso i greci, non ebbe vita lunga ma lasciarono ma le zeppe tornarono a fare la loro comparsa sulla scena modaiola nella Venezia quattrocentesca, furoreggiando e creando scompiglio!
Inizialmente chiamate “Zibre” nascono come evoluzione dello zoccolo con la suola rialzata in legno, vennero poi denominate “Pianelle” nome di certo poco in sintonia con la loro altezza epeculiarità come si può notare dall’immagine qui sotto che raffigura delle pianelle sicuramente non fra le più alte…anzi!

Usate inizialmente da nobildonne per proteggere i piedi dal sudiciume delle calli in cui si riversavano allegramente rifiuti organici, furono causa di non pochi problemi, si passò da una mera funzione igienica a una vera e propria mania modaiola. Le nobildonne si sfidavano a chi indossava le pianelle più alte che spesso arrivavano a delle altezze vertiginose, tanto da obbligare le dame ad essere sorrette e sostenute dai loro paggi per non cadere. Osteggiate da clero e governo, per tutto il 1400 si trovarono al centro di polemiche di decoro e di salute.

Nel 1430 il Maggior Consiglio (il più grande organo politico della Repubblica Veneziana) aveva approvato una legge che ne fissava l’altezza massima lamentando che si stesse seguendo una moda “vergognosa” basata su zoccoli “alti e deformi” che oltre a comportare una grossa spesa e a coprire di “infamia” chi le portava, avevano provocato la caduta di donne incinta e conseguenti aborti “con grave danno del corpo e dell’anima.”

Il Consiglio proibì ai calzolai di vendere scarpe con la suola più alta di 9cm pena una multa di 25Lire venete e reclusione di 3 mesi. Le utilizzatrici non solo venivano multate personalmente per la cifra di 100 Lire venete ma la multa era estesa anche ai loro responsabili legali: marito, padre o tutore. Pensate che le nobildonne veneziane si siano lasciate intimorire? Dai documenti del tempo sembrerebbe proprio di no, nel 1494 c’era ancora chi “camminava” su pianelle con suola alta 28 cm e a riprova della passione che le zeppe generano dopo secoli, siamo ancora qui a parlarne e…ad indossarle.

UGG BOOT un nome un mistero!

La storia di questi stivali australiani comincia ben prima del loro recente successo commerciale a livello mondiale.

Il nome “UGG BOOT” viene infatti utilizzato fin dagli anni ‘50 per indicare un qualsiasi modello di stivale in pelle di pecora. Dato che in inglese “ugly” significa “brutto” si potrebbe pensare che servisse anche per indicare la loro particolare bruttezza ma…lasciamo perdere!

La pelle di pecora ha una caratteristica che la rende veramente fenomenale : d’inverno tiene le estremità al caldo, d’estate invece, al fresco. Questo permette di essere una pelle sfruttabile durante tutto l’anno.

Negli anni ‘60 vennero usati da una comunità di surfisti nella zona di Perth , tra una cavalcata sulle onde e l’altra tenevano i piedi al caldo anche se bagnati ( cosa assai importante per non perdere sensibilità sulla tavola ) e divennero così presto simbolo di un intero universo culturale. Nel 1978 un surfista australiano , con spiccato spirito imprenditoriale, Brian Smith , li esportò in California. Ci volle un po’ e qualche difficoltà da superare per farli accettare ma riuscì ad inserirsi nel mercato americano.

Depositò il marchio UGG e dopo circa 20 anni, divennero il successo commerciale che oggi tutti conosciamo.

Nel 2011 venne creata anche la linea dedicata all’alta moda, di cui qui possiamo vedere una brillante testimonianza nella cornice della mia bella Venezia.

Collezione speciale a parte, gli “UGG” sono l’effettiva dimostrazione di come, a volte , la comodità possa avere la meglio sull’estetica. Sopratutto quando supportata dalla giusta immagine, storia, stile e marketing.

PS : piccola precisazione tecnica; non sono ASSOLUTAMENTE impermeabili.

Shoes Counselor…e chi è?

Le origini

Lo Shoes Counselor è stata un’idea che Jack Babush ha maturato assistendo tantissime donne e tantissimi uomini nella sua carriera, constatando quanto spesso le scelte di acquisto delle scarpe vengano compiute in base a parametri non personali o sulla scorta di suggerimenti poco trasparenti o peggio, poco professionali.

Le scarpe non sono semplicemente un accessorio, sono parte integrante del benessere psico-fisico dell’individuo che deve trovare in esse un sostegno durante le sue giornate di lavoro, durante i suoi momenti indimenticabili, durante la quotidianità e la straordinarietà.

Essenzialmente è una nuova figura professionale che mette a servizio, di quante più persone possibili, la sua esperienza ed i suoi consigli affinché si acquistino scarpe con consapevolezza e rispetto di sé e dei propri piedi.

Ad ognuno il suo!
Possibile che nessuno ci abbia pensato prima? In realtà esistono in Italia, così come all’estero, tantissimi Personal Shopper che consigliano anche le scarpe più adeguate per un dato outfit ma, lo Shoes Counselor non fa semplicemente questo e quindi non può essere assimilato alla figura del Personal Shopper.

Lo Shoes Counselor, è un professionista esperto in calzature non solo da un punto di vista stilistico ma anche tecnico e strutturale. E’ un esperto che non si limita ad una scelta dettata dalla moda del momento ma è colui che ha, come obiettivo essenziale, trovare la scarpa perfetta per ogni piede, che di un uomo o di una donna.

Cosa significa scarpa perfetta?

La scarpa è perfetta per Jack Babush quando rispetta 3 elementi essenziali:

  • Comodità

  • Stile

  • Rapporto Qualità/Prezzo

Troppo spesso, sulla scorta di quanto propone la collezione del momento e da una offerta abbastanza limitata dalle tendenze, si dimentica che il piede è una parte del nostro corpo fondamentale, da cui dipende il benessere di tutto il corpo.

Comodità
Un piede che non viene rispettato nelle sue peculiarità, è un piede che oltre a dolorare, inciderà sulla postura del corpo e su tutto ciò che questo comporta.

Il piede è il supporto dell’intero corpo, ci avete mai pensato? Dovrebbe essere coccolato e trattato con estrema cura eppure nella maggior parte dei casi, questo non avviene. Una scarpa comoda, che non significa brutta o fuori moda, è fondamentale per il benessere di tutto il corpo, evita situazioni imbarazzanti (togliersi le scarpe al ristorante, claudicare come se si fosse vittima di una lussazione, camminare con la leggiadria di un pachiderma sciancato…) e diventa un’alleata e non un demone di cui liberarsi appena arrivate a casa. Ma come si può scegliere una scarpa comoda? Prima di tutto conoscendo sé stesse ed i propri piedi e poi, conoscendo le scarpe e le loro caratteristiche. Jack Babush fa esattamente questo! Parla con voi, osserva il vostro piede, ne comprende peculiarità e caratteristiche ed individua quali modelli possono accoglierlo ed esaltarne la linea senza dover per forza torturarlo!

E se le scarpe perfette non si trovano? Ecco, questa è una di quelle cose che solo un professionista che è stato anche calzolaio per anni può risolvere! Jack Babush, suggerisce le modifiche piccole o grandi che siano, da apportare alla scarpa di cui vi siete innamorate per renderla comoda e più adatta al vostro piede e le realizza!

Lo stile

Ma torniamo alla scarpa perfetta e alla seconda caratteristica: lo stile.

Inutile dire che lo stile è importante, specie se si vive e lavora in un determinato contesto e se si ha una particolare passione per la moda o ancor di più se si ha una personalità forte e definita che si manifesta in ogni aspetto della propria esistenza.

Ebbene, Jack Babush fa suo il vostro stile e lo usa come faro nell’oceano di offerte che il mercato presenta per individuare le scarpe più in sintonia con il vostro modo di essere ed ottimizzare il processo di acquisito. A molte donne piace passeggiare per negozi, ad altre spulciare i siti di vendita online, per molti uomini la scelta della scarpa è un supplizio a cui sacrificarsi, per altri un piacere da dedicarsi, ma per tutti trovare quello che realmente fa al caso proprio è un’impresa ed è così che ci si ritrova a comprare sempre le stesse scarpe da anni, a ritrovarsi in scarpiera scarpe mai usate o usate pochissimo o a tornare a casa senza nulla da riporre…lo schoes counselor, nasce per semplificare e rendere piacevole e profittevole, l’acquisto delle vostre scarpe, che voi siate uomini, donne, un gruppo di amiche o amici, in procinto di sposarvi oppure no!

Rapporto Qualità Prezzo

Ultimo elemento della scarpa perfetta è il rapporto qualità-prezzo.

Il tasto dolente! Nell’immaginario collettivo, una scarpa molto costosa o magari di un notissimo brand è anche buona, ebbene mie care amiche ed amici, sedetevi e prendete un bel respiro perché…non è così! Nella mia esperienza quindicennale nel mondo della calzoleria di lusso ho aperto, smontato, vivisezionato, assemblato, rimontato migliaia e migliaia di scarpe e, ahimè, l’abito non fa il monaco.

Troppo spesso il costo di una scarpa non rispecchia la sua reale qualità anzi, né è proprio in antitesi e allora si spendono cifre astronomiche, per qualcosa che ne vale un decimo (ad essere gentili) il che, non è un problema se lo si fa in modo consapevole, consci cioè che brand non significa in automatica qualità e che anzi molto spesso, le aziende approfittano di questa associazione spontanea per fare meno di quanto si dovrebbe.

Ad ogni piede la sua scarpa perfetta…questa la missione dello Shoes Counselor!

Le Classiche: Stringate

Scarpe classiche, le stringate per uomo e donna ma, come riconoscerle? Semplici dettagli per capire qual è la differenza fra Oxford, Derby e…anfibi!

Quando si parla di Scarpe Classiche si pensa subito a delle belle scarpe da uomo, nere e tirate a lucido. In effetti, per classiche, si intendono quelle scarpe di stile maschile che hanno fatto la storia della moda e dell’eleganza, quelle che, se per alcuni sono la quotidianità, per altri sono i modelli tipici delle cerimonie o comunque delle occasioni importanti.

Oggi giorno però, molti brand hanno introdotto, nelle loro collezioni, una linea dedicata al gentil sesso improntata allo stile classico “da uomo”. Si può affermare che, almeno nel campo delle calzature, un passo avanti è stato fatto nella direzione “no gender”.

Ma, quali sono le scarpe classiche e come si riconoscono senza fare un bel minestrone e ritrovarsi con un Mocassino che in realtà è una Francesina mascherata da Derby?

Partiamo con il dire che, la discriminante principale per individuare una scarpa è il tipo di chiusura ed è così che abbiamo:

  • Stringate

  • Con Fibbia

  • Mocassino

Nel post di oggi parleremo delle STRINGATE.

Oxford


Nella scarpa con allacciatura chiusa i “gambetti” vengono cuciti sotto la mascherina e si chiudono sopra la linguetta cucita all’interno. Le stringhe chiudono l’imboccatura della scarpa in modo così preciso che si riesce ad intravedere solo l’estremità superiore della linguetta. Eleganza allo stato puro, una scarpa che non dovrebbe mai mancare nel guardaroba di un gentleman e…di una gentildonna.

Nel caso in cui l’allacciatura sia aperta, i gambetti sono sovrapposti alla linguetta e alla mascherina e si parla di modello “DERBY”.

Derby

Sia la Oxford che la Derby possono presentare vari tipi di decorazione, la più classica è la “BROGUE” che forse non vi suona ma che, sicuramente avete visto migliaia di volte!
Questa si presenta come una serie di punzonature di dimensioni differenti che, in varie modalità, percorrono alcune parti della calzatura. Anche queste decorazioni hanno la loro distinzione, che nasce dalla differenza nella forma della punta. Si parla di BROGUE quando la punta è a coda di rondine e di SEMI-BROGUE quando la punta è dritta.

Brogue

Semi Brogue

Una piccola curiosità: le decorazioni con punzonatura furono originariamente inventate dai contadini irlandesi.

Esse erano, in origine, dei veri e propri fori praticati per far asciugare più velocemente la parte interna delle scarpe qualora si fossero bagnate nei terreni acquitrinosi. La scarpa fu poi diffusa in Inghilterra dai guardiacaccia, adottata dalla aristocrazia durante le battute di caccia e infine, entrò nei palazzi della nobiltà. Qui, la Brogue perse la sua funzione pratica per diventare quel che è ancora oggi.
La foratura irlandese però non è andata del tutto perduta, qualcuno utilizza ancora il vecchio sistema, si tratta dei Lagunari, l’unico reparto d’assalto anfibio dell’esercito italiano, che si rifà alle tradizioni marinare della fanteria della“Serenissima Repubblica di Venezia”. Gli scarponi dei lagunari sono dotati di due fori poco sotto il collo del piede che permette all’acqua di entrare ed uscire agevolmente, e di poter fregiarsi del titolo di Anfibi.

Anfibi Hunter

Le scarpe fanno male, è colpa dell’arco!

Come riconoscere la morfologia del piede e scegliere adeguatamente le scarpe più adatte, partendo da piccoli ma determinanti elementi

Le scarpe, in barba all’idea comune che l’associano alla frivolezza ed al vezzo femminile, sono una cosa molto seria. Avete mai pensato ai vostri piedi, alla loro funzione, a quanto importanti siano?

Beh, se non l’avete mai fatto, forse è il momento di farlo. Il piede è essenzialmente colui che vi permette di stare in maniera eretta, di camminare, di correre, di ballare, di saltare e chi più ne ha, più ne metta. Su di esso, grava tutto il peso del vostro corpo e, se non accudito con la giusta accortezza, sono dolori per lui…e per voi, seppur un’estremità, fate parte della stessa, identica cosa!

Il primo passo per accudire questa parte di voi è conoscerla ed il secondo, è acquistare delle scarpe che siano adatte alle sue caratteristiche e peculiarità.

A meno che non si stia optando per una calzatura su misura, bisogna tener presente che, le scarpe realizzate in serie, seguono dei parametri costruttivi standard, sono cioè progettate in base a quello che possiamo definire “un piede normale”.

Per gli uomini le dimensioni normale di un piede si attestano sui 42-43 cm, esso è proporzionato a peso e statura e la volta plantare è arcuata in maniera equilibrata.

Com’è facile intuire ci sono numerose possibilità che il nostro piede non rispecchi gli standard costruttivi e, anche le ragioni sono diverse e vanno da quelle anatomiche a quelle “comportamentali”.

Un esempio di variazione comportamentale è ad esempio il peso della persona. Una persona pesante molto probabilmente avrà dei piedi più larghi rispetto a quelli di una esile e, di conseguenza un collo del piede più alto rispetto agli standard il che, nella scelta di una scarpa è un fattore di estrema importanza. Un collo del piede “compresso” in una scarpa inappropriata porta, inevitabilmente a forti dolori durante il suo utilizzo.

Le variazioni più frequenti, rispetto ad un piede “normale”, di tipo anatomico sono quelle legate alla conformazione dell’arco plantare. Quello che comunemente viene definito “piede piatto” non è altro che un abbassamento della volta plantare in cui la funzione di sostegno del piede non viene più esercitata solo dal calcagno ma anche dall’avampiede. Forse meno conosciuto è il “piede cavo” che al contrario del piede piatto vede un innalzamento della volta plantare con conseguente riduzione della funzione di appoggio del calcagno. La figura qui sotto ne mostra le differenze

Ai fini pratici, come si può notare, una variazione delle caratteristiche normali del piede può portare anche un cambiamento strutturale del nostro corpo nella sua totalità. Nessuna scarpa, anche su misura, può nulla contro queste modificazioni della volta plantare ma una cosa è certa, una scarpa idonea alla forma del vostro piede può limitare, o addirittura eliminare, i disturbi che ne derivano mentre, una scarpa completamente inadeguata non farà altro che acuire i disturbi.

Se avete dei dubbi sulla conformazione del vostro piede e volete comprendere quali sono i modelli di scarpa più adatti ai vostri piedi scegli una delle mie consulenze.

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Le nazioni danno i numeri: convertitore di misure per scarpe.

Come convertire la misura della scarpa italiana europea in quella inglese o americana, la storia e l’origine delle differenze e piccole curiosità…

Chiunque giri un po’ per lavoro o su internet, sa perfettamente che ogni nazione ha il suo standard di misurazione delle scarpe. Forse qualcuno si è chiesto come questo sia potuto succedere o, forse no ma, una cosa è certa: ricordare a che numero corrispondiamo è meno complicato di quello che si possa pensare, specie se abbiamo una tabella come questa salvata fra i preferiti!

Ma cosa significano questi numeri e come sono nati?
L’unità di misura standard che venne introdotta nel XVIII sec. fu il “punto”. Nessuno tenne in considerazione però, che ogni nazione, aveva anche il suo modo peculiare di misurare il “punto”, almeno fino a che, nel XIX sec. non si assistette alla nascita di un mercato di massa delle calzature.

Ma vediamo in che modo questi punti venivano misurati. Il punto francese, si diffuse enormemente fin dall’inizio del XIX sec. esso rappresentava i ⅔ di un centimetro, per essere precisi 0,6667cm. La necessità di semplificare la misurazione, portò all’introduzione della mezza misura.

Gli inglesi invece avevano una traduzione ben più antica e, la prima misurazione del punto risale al 1324 anno in cui, il Sovrano Edoardo II, sancì che 3 grani d’orzo messi in fila, rappresentavano un pollice (2,54cm) e che, 12 pollici rappresentavano 1 piede (30,48cm). Al momento della misurazione del “punto” gli inglesi pensarono bene di rappresentarlo con un grano d’orzo e quindi con ⅓ di pollice, la bellezza di 0,846 cm che anche in terra britannica furono sostituiti dalla mezza misura ossia 0,423cm.

Come forse sarà intuibile, la misurazione italiana, rispecchia quella francese che tra il XVIII e XIX secolo ha rappresentato il traino nel campo della moda europea, esportando così anche la misurazione delle scarpe.
Interessante notare come, per alcune case di moda, la numerazione è variata nel tempo e come, per alcuni modelli la dimensione della scarpa possa variare anche significativamente. Conoscere la propria taglia esattamente, può essere un enorme vantaggio nella scelta di una scarpa per poter gestire meglio l’acquisto. Se vuoi sapere che misura fa la caso tuo e quali scarpe necessitano di particolare attenzione nella scelta del numero visita la sezione Consulenze Privati.