Come la “Generazione Z” cambierà il mondo?

La “Generazione Z” , ovvero i nati alla fine degli anni ’90, hanno un grande potere sul mondo futuro. E lo stanno già influenzando.

Hands holding the abbreviation Gen Z

Da quanto si legge “in giro” sono ancora troppi i brand che sottovalutano l’importanza della cosiddetta “generazione Z“, attribuendo scarso interesse ad una generazione definita troppo giovane per apprezzare i prodotti di punta di brand storici&classici. Una QUALSIASI realtà che si occupi di articoli lusso non può non tenere conto della generazione Z nel pianificare le proprie strategie commerciali per l’immediato futuro. Non è mai esistita una generazione tanto rapida, connessa, attenta ai cambiamenti, alla relazione tra uomo-ambiente e cresciuta in un momento di grande evoluzione. E’ una generazione che ha recepito il grosso salto dell’ultimo anno e non presterà attenzione a chi non rifletterà i valori che secondo loro sono importanti. Quindi è necessario fare in modo che le aziende, anche le più grandi, facciano attenzione, la generazione Z porta al momento tra il 10 e il 15% del valore del mercato del lusso e se non sono interessati ORA al vostro brand tantomeno lo saranno in futuro perchè sarete già stati scartati. Vivono alla velocità delle connessioni, interscambiano informazioni, studiano i prodotti, chi li fa, dove, come. E si stanno dimostrando anche grandi amanti dello stile classico possibilmente rivisitato. Quindi BEN VENGANO LE COLLABORAZIONI così che anche un brand abituato ad avere un acquirente medio nella fascia d’età più avanzata ha ottime possibilità di coinvolgimento se prende al volo l’occasione di reinventarsi sull’onda delle contaminazioni , dei nuovi materiali ecc…

Il che non vuol certo dire cambiare in toto la linea ma crearne una ad-hoc dimostrando anche flessibilità, curiosità ed intelligenza. E coraggio, cosa che non guasta in questo momento storico. Probabilmente anche chi si dovesse trovare a gestire una nuova realtà come questa dovrà essere di una qualche generazione più giovane rispetto a quanto siamo abituati ma sarebbe il caso che anche in Italia si cominciasse a pensarci. Il mondo al di fuori del nostro paese sta volando mentre qui si aspetta che “tutto torni come prima” senza tenere minimamente in conto il fatto che il prima ci ha portato alla situazione attuale e ritornarci non sarebbe fare un passo avanti vero un migliore futuro ma al classico MENO PEGGIO a cui siamo tanto affezionati ed abituati in Italia, quasi fosse la nostra zona di comfort più rappresentativa e congeniale.

Io vi consiglio di aprire gli occhi a nuovi orizzonti da conquistare sfruttando l’enorme know-how storico che il nostro paese ha per proiettarvi nel futuro. Che sarà diverso, mettetevi l’anima in pace.

HOW THE “Z GENERATION” WILL CHANGE THE WORLD?!

From what we read “around” there are still too many brands that underestimate the importance of the so-called “Generation Z”, attributing little interest to a generation defined too young to appreciate the flagship products of historic&classic brands. Any reality dealing with luxury items cannot but take generation Z into account when planning its business strategies for the immediate future. There has never been such a rapid generation, connected, attentive to changes, to the relationship between man-environment and grown in a moment of great evolution. It is a generation that has taken on board the big leap of the last year and will not pay attention to those who will not reflect the values that they believe are important. So it is necessary to make sure that companies, even the largest ones, be careful, generation Z brings at the moment between 10 and 15% of the value of the luxury market and if they are not interested NOW in your brand, much less they will be in the future because you have already been discarded.

They live at the speed of connections, they exchange information, they study products, who makes them, where, how. And they are also proving to be great lovers of the classic style possibly revisited. So welcome collaborations and even a brand accustomed to having an average buyer in the older age group has a very good chance of involvement if it takes the opportunity to reinvent itself in the wake of contamination, new materials etc…
This certainly does not mean changing the line in its whole but creating an ad-hoc one, also demonstrating flexibility, curiosity and intelligence. And courage, which is not bad at this historic moment.

Probably even those who have to manage a new reality like this will have to be some generation younger than we are used to but it would be appropriate if even in Italy we began to think about it. The world outside our country is flying while here he expects “everything to return as before” without taking into account the fact that the first one brought us to the current situation and returning there would not be a real step forward a better future but to the classic LESS WORST to which we are so fond and accustomed here in Italy , as if it were our most representative and congenial comfort zone.


I advise you to open your eyes to new horizons to be conquered by exploiting the enormous historical know-how that our country has to project you into the future. That will be different, put your soul in peace.

Alla fine il blog và su Youtube!!!!

Come comprare articoli di qualità senza avere sorprese dopo? Come prendersi cura delle scarpe? Cosa distingue i vari materiali? Nel blog e nel vlog troverete ogni settimana informazioni utili e pratiche.

Ebbene si, alla fine mi sono deciso ed ho aperto il canale youtube dedicato al sito. Al momento non ha nulla di perfetto; definizione, luci, scioltezza (!) però il concetto è chiaro e semplice; mettere alla portata di più persone possibili nozioni e strumenti per valutare le proprie calzature e futuri acquisti.

Come nel blog si parlerà un po’ di tutto ciò che riguarda calzature, shopping, sostenibilità, lavoro. Al momento i video sono tutti sulle scarpe, a parte uno, ma come vi ho appena detto si spazierà. Ovviamente se avete domande o suggerimenti oppure argomenti di cui vorreste avere una dimostrazione pratica farò in modo di potervi accontentare. Credo che certe cose viste in “diretta” siano più semplici da comprendere per chi non è proprio del mestiere o si stia avvicinando giusto ora al mondo della calzature.

Quindi bando alle ciance eccovi il link al canale Jack Babush – YouTube

Iscrivetevi ed avrete il classico avviso ogni volta che pubblicherò un video, cerco di mantenere la media di uno a settimana. Sto anche facendo in modo di essere il più possibile esaustivo in poco tempo, anche qui le vostre opinioni saranno molto importanti. Fatemi sapere.

CHE DIRE, CI VEDIAMO LI!

Giacomo.

COME SIAMO NOI DEGLI ANNI ’80 (o quasi) ?!

Come stiamo influenzando questo momento storico noi nati negli ultimi anni 70 – inizio 80? E come lo stiamo vivendo?

Buongiorno a tutti; sono nato nel 1977, ho 43 anni e qualcosina ed ora cercherò di analizzare come questo abbia influito sul mio modo di percepire ed affrontare certi argomenti.

L’argomento principe in questione sarà la sostenibilità, il riciclo ed il riuso. Stavamo affrontando in un post su Linkedin il tema del come mai in Italia non ci siano grandi brand che abbiano fatto della sostenibilità la loro principale bandiera, esponendo i capi creati con questo principio in prima linea nelle vetrine e nei social, spiegando perchè questo sia importante e come ci si possa arrivare.

Si ragionava sulla questione se l’italiano medio fosse pronto ad affrontare seriamente un argomento del genere e se non lo sia, come mai. Così ho pensato a me ed alla maggior parte delle persone che conosco che sono tutti se non coetanei, quasi. E cosa ci accomuna di più se non il periodo in cui siamo nati & cresciuti? Un periodo direi di benessere in Italia, in cui le nostre famiglie potevano cominciare a godere di un certo benessere cercando di trasmettere anche a noi questo status mentale. Negli anni ’80 si ebbe un certo boom, che fosse reale o “pompato” non importa perchè in quel periodo noi ragazzi vivevamo con i primi cartoni animati giapponesi; quindi una certa visione del futuro, pubblicità martellanti che spingevano ad acquistare beni inutili ma stilisticamente affascinanti e strutturalmente “avanti”, cibo spazzatura super colorato e dolcificato.

Ed in tv ed al cinema venivano proposti concetti di successo legati alla furbizia, l’ostentazione, l’arrivismo, il farcela ad ogni costo (vi ricordo le serie di cinepanettoni o film tipo “una poltrona per due” che parla di tutto fuorchè principi sani ma da 30 anni film cult italiano… fatevi 2 conti ) . Non ultimo il movimento dei “PANINARI” ricordate? Brand all’ennesima potenza con i primi schieramenti di fan ed articoli super visibili e costosi anche se, spesso, di buona qualità (ma questa è un’altra storia)

Quei ragazzi al momento hanno appunto 40-50 anni ed hanno un background culturale così: usa e getta, nuovo e più grande è meglio, tutto ciò che non ne fa parte è da perdenti o “nerds”. E da qualche parte questo è rimasto infondoinfondo in noi. E non crediate che questo sia sfuggito al mercato, per cosa credete siano fatte certe campagne che sfruttano l’effetto nostalgia, chi credete che sia il target? NOI, che ora possiamo permetterci quello che all’epoca dovevamo chiedere ai genitori di comprarci.

Comunque, ora i componenti di questa generazione si trovano anche nei “posti di comando” di molte aziende, hanno un potere d’acquisto e famiglie. E tutto questo verrà in parte influenzato da quel background, arrivando in una certa misura consapevolmente o meno anche ai figli.

E così arriviamo alla questione sostenibilità. Ho pensato per quanto tempo non avessi granchè considerato questo fattore o rispetto del sistema mondo inteso come ecologia e il prossimo tuo. Saranno 4 anni non di più che mi interesso di ciò e vedo la vastità delle implicazioni che comporta. Da un lato abbiamo ancora una certa reattività e ricettività mentale che ci aiuta ad accogliere certi concetti, da un lato però siamo anche tra quelli che psicologicamente stiamo subendo di più l’impatto del crollo di un sistema simile, soprattutto quest’anno. Molti brand per noi storici non esistono più ed uno di questi, Rifle, è appena fallito. Altro colpo. Tutto il vecchio background sta crollando, lo sperpero non è più nemmeno immaginabile per molti e ci si accorge di quanto tutto abbia influenzato profondamente il mondo di oggi.

Le connessioni web impongono che non ci si caxxeggi solamente, ma ci si informi e si entri a far parte davvero di un mondo interconnesso su tutti i livelli. Eravamo abituati ad identificare i “VERDI” come una comunità di strani fricchettoni naif, se non addirittura COMUNISTI (!) che si facevano un sacco di problemi inutili riguardo ad un sistema mondo che vedevano come assolutamente distante ed ininfluente. Era superfluo, lo abbiamo etichettato come tale e ce lo siamo portati dietro fino ad oggi. Tutt’ora faticano a trovare spazio questi argomenti all’interno della campagne pubblicitarie, all’interno degli obiettivi dei brand, all’interno delle stesse produzioni dove qualità è ancora adesso meno importante di quantità. Ed ora, pianopiano, ci stiamo accorgendo che probabilmente avevano ragione “loro” ad occuparsene prima. E dovremmo -dovremo- rimetterci in discussione su tutto. Ce la faremo? E in quanti, e saremo in tempo per farlo? E i nostri figli, come e cosa recepiranno di questo?

Io dico che siamo in tempo, che abbiamo la testa e le conoscenze giuste per farlo perchè siamo nati e cresciuti a cavallo di due momenti storici cruciali e fondamentali per il pianeta e dobbiamo usare questo come risorsa: costruire il futuro attingendo anche da quel passato che abbiamo vissuto NON TROPPO tempo fa. E conviene darsi da fare perchè mente noi qui stiamo a pensare che non sia tutto così importante e molti vorrebbero che dopo tutto questo tracollo il mondo commerciale tornasse come prima, il resto del globo và avanti. Da fiducia alla visione di brand giovani, a nuovi materiali, al riavvicinarsi a concetti che erano stati dati per spacciati, quali il “second-hand” , il riuso o la trasformazione di articoli datati in articoli attualizzati.

L’ho già detto un’altra volta: siamo stati a lungo il punto di riferimento della moda e della sua evoluzione e massima espressione di qualità ma questo primato non si mantiene solo dormendo sugli allori. Altri popoli stanno scoprendo questo mondo e facendo propria una certa cultura del bello e ben fatto, imparando a esserne loro stessi i creatori ed ambasciatori di meraviglia nel mondo. Diamoci da fare. Dobbiamo riformare la cultura di ciò che è bello e ben fatto (non solo a livello di materiali ma anche di responsabilità sociale ) a prescindere dal brand appiccicato sopra. Ed abbiamo la responsabilità di farlo anche dei confronti dei nostri figli. DIAMOCI DA FARE.

Buoni passi e a presto.

Giacomo.

TIPS&TRICKS PER CAMMINARE BENE. PT.2

UTILIZZARE SOTTOPIEDI ANATOMICI

Estate, regno delle sneakers. Chi più chi meno quasi tutti prima o poi le indossano durante la stagione estiva, sono indubbiamente pratiche e spesso comode per un’utilizzo spensierato.

Questo però spinge ad utilizzarle molto spesso, quasi di continuo e sopratutto per chi le indossa sul lavoro questo può portare fastidi alle gambe, alla schiena e ai piedi! Sopratutto se passa molte ore senza potersi sedere. Per questo io consiglio sempre di applicare all’interno in sostituzione di quello originale, un sottopiede anatomico. Qui sotto potete vedere due esempi:

Questo all’inizio potrà darvi una sensazione strana al piede, potreste sentire come la presenza di un qualcosa “in più” sotto ma passerà presto.

Di solito è il sostegno all’arco plantare, una presenza a cui non siamo abituati in quanto quasi nessuna scarpa presenta sottopiedi simili stock. Come vi dicevo passa presto, giusto il tempo che il plantare si adatti al vostro piede e non vi accorgerete più di averlo MA sentirete una differenza sostanziale a livello di comfort sopratutto della schiena e affaticamento gambe. Non ne farete più a meno.

Le calzature su cui questo si nota di più sono appunto le sneakers o le calzature che adottano tale stile e hanno la suola in un “blocco unico” diciamo.

Essendo sprovviste di tacco separato sul lungo periodo la schiena ne soffre. Aggiungete che poi la suola raramente fornisce un vero e proprio supporto al piede, a causa di una struttura completamente in gomma o peggio in stoffa pressata e rivestita di gomma. Spesso suola e tomaia si deformano sì assecondando le caratteristiche del vostro piede per cedere poi però sempre di più e acuendo in questo modo eventuali problematiche già presenti. Se la zona di appoggio del piede risulta completamente piatta e avete intenzione di usare quella calzatura nell’arco dell’intera giornata, inserire un sottopiede simile vi agevolerà moltissimo.

IL BENESSERE SCORRE IN NOI. LETTERALMENTE.

Una cosa che non sa quasi nessuno è che nei nostri piedi confluiscono oltre ad una serie impressionante di muscoli e terminazioni nervose collegate a tutti gli organi del corpo, anche una serie di vene estremamente importanti non solo perchè irrorano il piede ma anche per la loro portata di sangue. Una in particolare, che come potete vedere dallo schema percorre tutto il perimetro e ha una grande influenza anche sul comfort di calzata di una scarpa, sopratutto per le donne.

Perchè? Per il semplice motivo che per loro sono presenti molti modelli che presentano differenti forme di “scollo” della tomaia all’altezza dell’attaccatura delle dita. Ed ogni piede ha una forma a se, compresa la lunghezza delle dita. Quindi tenendo presente che la vena di cui si parlava poco sopra arriva fino alla base delle stesse e che l’alluce è il dito più “ingombrante” va da sé che se lo scollo della scarpa coincide con questa e stringe si produrrà una pressione che porterà il sangue a scorrere con più fatica facendo di conseguenza gonfiare i piedi e soffrire voi.

Quindi occhio al rapporto scollo – attaccatura dita. Vale per tutti i tipi di calzature, sopratutto quelle con tacco alto. In queste l’effetto è accentuato dal fatto che il peso tende ad essere caricato molto sulla pianta.

Qui termina la seconda parte della guida; come la volta precedente vi invito a condividere sui vostri social e con i vostri conoscenti ed amici questi articoli. Sono piccole accortezze che possono cambiare molto sia il modo di acquistare che di “vivere” le vostre calzature. Alla prossima!

Buoni passi.

Giacomo.

Elogio all’artigiano.

Ancora troppo spesso quando si parla di calzature su ordinazione sento una frase che, a parer mio, sfiora l’assurdo.

Ma una scarpa fatta da un calzolaio dovrebbe costare poco!

Perchè dovrebbe essere così secondo una gran parte della popolazione italiana?

Innanzitutto perchè c’è la convinzione nel nostro bel paese che l’artigiano non crei, rafazzoni. Prende un pezzo avanzato lì, un attrezzo che puoi trovare anche al Brico, cuce con gli avanzi e in un laboratorio buio e trasandato.

Innegabile sia il risultato anche del “modus operandi” di molti calzolai riparatori che, pur bravi, hanno protratto troppo negli anni una sorta di svendita del loro lavoro dichiarando che si sarebbero “inventati qualcosa per accontentare” e avrebbero guardato in laboratorio se “... avessero qualche pezzo utile…”

Questo ha contribuito pesantemente nel conferire all’intera categoria la nomea di “gentili factotum” da pagare contrattando sul prezzo.

Un’altra cosa che è emersa è che il laboratorio singolo non darebbe garanzie tante quante ne può dare un brand famoso. “ E se si rompe..? ” “ e se non mi trovo bene o mi fanno male..? “

Aggiungeteci la convinzione diffusa che creare da zero un paio di scarpe sia semplice, e state a posto.

Esperienza personale; dopo aver comunicato il prezzo-preventivo di una calzatura creata su disegno del cliente questo urlando afferma che “ … è una pazzia, per un lavoretto di un paio d’ore con un cacciavite ed un paio di pinze… “ oppure : “ … ma se devo spendere 2000 euro per un paio di scarpe a questo punto vado da -armani,gucci,prada,dolcegabbana,ferragamo etc etc- … “ e questa è un classico evergreen.

Allora, prima una distinzione. C’è differenza tra un calzolaio che crea scarpe e chi si dedica unicamente alla riparazione. E non è detto che saper fare una cosa escluda automaticamente l’altra ma, capita, che chi FA scarpe non sappia ripararne altre che non siano le SUE.

Per comodità prendiamo due casi puri, per così dire. Chi solamente ripara e chi solamente crea.

Per quanto mi è stato permesso osservare in questi anni, chi ripara ha un certo approccio alla calzatura. Avendone riparate spesso migliaia le casistiche passate davanti ai suoi occhi sono innumerevoli. Ciò si traduce in un bagaglio di esperienza e abilità nel trovare soluzioni difficilmente comparabile. Ho visto riparare perfettamente scarpe con pezzi di una vecchia macchina da scrivere o una guarnizione del serbatoio di un Ciao, tanto per dirne un paio…

Per questo chi ripara spesso si ritrova il laboratorio ingombro di qualsivoglia cosa. Qualcuno bello ordinato in cassetti, qualcuno in scatole e scatoloni. Frequentemente i lavori svolti hanno un costo variabile, anche se il primo imprescindibile fattore che incide sul prezzo è IL TEMPO IMPIEGATO. Per pensare ad una soluzione e per trovare ciò che meglio può rispondere all’esigenza dell’artigiano. Tolto questo, il resto è a valutazione del calzolaio -entro certi limiti-

Ci sono riparatori che fanno veramente miracoli di ristrutturazione.

Chi FA ha un’approccio molto diverso.

Seconda distinzione: c’è chi fa su misura e chi fa “ready to wear” creando scarpe con vestibilità neutra, con le classiche numerazioni.

Quest’ultimo non è meno artigiano di altri, se ben preparato crea calzature che di solito hanno un’occhio di riguardo per la qualità del pellame e del tipo di conciatura a cui viene sottoposto.

Spesso non offre una grande varietà di colori-modelli-materiali ma il livello di questi è, a parità di prezzo finale, spesso molto superiore alla media presente nei negozi. Talvolta, qualcuno di questi artigiani, permette al cliente di scegliere il materiale o il colore con cui poi verrà confezionata la calzatura del modello scelto. Una sorta di “Made-to-order”. In questo modo, con un po’ di attenzione, si possono acquistare scarpe di buon livello a prezzi onesti.

Poi c’è chi crea scarpe su ordinazione “ Su Misura” e qui si entra in un’altro mondo. Intanto ognuno ha un suo STILE. Che deriva dagli anni di esperienza e dalle preferenze di esecuzione del lavoro, compresi la scelta dei materiali e i marchi degli accessori. Questo stile si rispecchia ovviamente nel prodotto finito. Per questo chi crea ha sempre in laboratorio un’abbondante serie di esempi su più modelli, materiali e finiture.

Il bello di farsi fare una scarpa simile è anche la scelta dei materiali che andranno a comporla.

Molti non lo sanno ma negli ultimi anni ha preso piede, possiamo ben dire, il settore dedicato alle scarpe VEGANE. Che quindi vengono create escludendo l’utilizzo di materiali di origine animale.

E sono perfette.

Chi crea scarpe su misura di alto livello si preoccupa di molti altri aspetti del suo cliente che i più possono ritenere quasi assurdi.

Si prendono nota delle misure e di ogni particolarità del piede, c’è chi usa la tecnica del calco in gesso del piede (utile anche per le scarpe ortopediche) e chi crea una nuova forma in resina o, più pregiata, in legno espressamente dedicata al cliente. Entrambi rispecchieranno in tutto e per tutto il piede di partenza.

Si informa sulla dieta e di eventuali problemi fisici legati alla postura ed alla storia degli stessi. Crea di conseguenza il plantare adatto al piede del cliente ( il “piede diabetico” ad esempio richiede un certo tipo di plantare, così come il “piede piatto”)

Insomma una calzatura su misura fatta come si deve aiuta moltissimo anche a vivere più agevolmente certe problematiche. Aggiungendo il valore dello stile, così da non indossare scarpe dall’aspetto decisamente sgraziato.

Si comincia a creare la scarpa attorno alla forma, dopo aver trovato tutti gli “ingredienti” più graditi al cliente. Prima di venire indossata passeranno almeno due mesi. Poi c’è chi fa la scarpa di prova prima di dar vita a quella definitiva e chi invece va dritto al finale. Questione di stili, anche qui. Che comunque non sarà l’ultimo passo, perchè una volta ultimata il cliente comincerà ad usarla e, solitamente, dopo un periodo di tempo concordato ripassa in laboratorio per dare le sue impressioni. Il risultato finale sarà un guanto per i vostri piedi e, di conseguenza, un paio di scarpe unico al mondo.

Anche qui fattore imprescindibile, il TEMPO.

Poi c’è un’altra categoria. Chi fa e in più ripara/restaura/modifica, indipendentemente da chi ha prodotto ciò che gli viene portato. E qui secondo me c’è una marcia in più. Perchè una persona simile potrebbe aggiungere veri piccoli colpi di genio alla creazione della vostra scarpa. Il “problem solving” derivato dalla riparazione prepara ad un’elasticità pratica e mentale non trascurabile.

Chi dedica il suo tempo unicamente a voi ed al vostro articolo merita rispetto del proprio lavoro e riconoscimento adeguato di quel che fa. Il risultato finale sarà un guanto per i vostri piedi e, di conseguenza, un paio di scarpe unico al mondo.

Conosco artigiani famosi nel loro ambito ma non grazie ad operazioni di marketing o branding o presenza costante sui social. Unicamente tramite PASSAPAROLA.

E se qualcuno attira clienti da ogni parte del mondo, senza neppure esporlo in vetrina

e lo fa meritatamente, ecco credo che quella persona abbia il diritto/dovere di farsi ben retribuire.

Se dopo aver letto questo, e vi ringrazio comunque di averlo fatto, non siete ancora convinti perchè siete un po’ come San Tommaso … allora dovreste solo provare sulla vostra pelle la differenza.

Oltre a scriverne, quel che posso fare, è accompagnarvi nella scoperta di questo mondo eccezionale dal quale sono assolutamente certo non resterete delusi.

Ma affascinati e soddisfatti.

A presto e… Buoni passi!

Giacomo.

Cofra

Buongiorno!

Come preannunciato poco tempo fa sui social, grazie alla collaborazione con una ditta di giardinaggio, ho potuto testare “sul campo” un paio di scarpe antinfortunistiche della COFRA.

Le avevo viste on-line e mi è piaciuto subito il loro stile, assolutamente differente dai soliti “sarcofagi” a cui siamo abituati.

Vi posso anticipare che sono molto leggere, confortevoli e pratiche.

Nella mia variegata vita lavorativa ho avuto modo di utilizzarne diversi modelli e qui il passo in avanti è notevole.

Eccole qui

La tomaia è totalmente in tessuto di grosso spessore -per delle sneakers- con il rivestimento esterno in denim. La fodera, come potete vedere dalle foto, ha una struttura che favorisce MOLTO la traspirazione del piede. L’accoppiata è robusta e conferisce una buona protezione da urti di media entità pur permettendo una grande flessibilità.

In questo aiuta decisamente il sottopiede, di una qualità non semplice da trovare anche in sneakers classiche di brand molto conosciuti. Questo è anatomico, antistatico e nella zona tacco ha uno spessore di ben 15mm. Gli shock sono adeguatamente ammortizzati. Lo strato superiore è in tessuto antibatterico, ed effettivamente si sente.

Venezia ha un clima moooolto umido ed in estate scarpe simili possono diventare delle saune in miniatura. Per questo ho voluto testarle in questa stagione. Per carità, impossibile non sudare. Però il piede esce non “ammollato” e gonfio, e non è cosa da poco dopo 8h di lavoro sotto il sole.

Come potete vedere è abbondantemente traforato con buchi precisi, ben definiti.

Il piede all’interno si trova quasi immediatamente a suo agio, entrare è facile anche lasciando solamente due buchi vuoti in zona caviglia. Si viene avvolti dalla scarpa che trasmette la sensazione di seguire esattamente il movimento del piede con una sensazione davvero bella di sicurezza nel passo.

Le cuciture sono accurate, robuste, nei punti cardine sono multiple e piccolo vezzo, sono a contrasto. Rosse.

Il puntale è in gomma, spessa, con rinforzo interno in alluminio in grado di reggere urti fino a 200 joule.

Il contrafforte è davvero robusto ed assicura anche alla zona del tallone una buona protezione.

Scordatevi il vecchio sistema della lamina in acciaio per evitare la perforazione della suola da parte di oggetti appuntiti. Qui il compito viene svolto da un tessuto anti-perforazione che protegge tutta la zona piede mantenendo inalterata la flessibilità. Ed il peso.

Passiamo alla suola. Altro punto cardine nella mia scelta. La volevo sia flessibile che antiscivolo.

Risultato raggiunto. Si muove benissimo; son saltato tra barche, rive, tronchi e quant’altro senza il minimo momento d’incertezza. La mescola è a bi-densità, resiste ad olii ed idrocarburi e il battistrada è scolpito in maniera tale da avere un effetto autopulente. Che funziona benone, il fango viene eliminato alla svelta.

Qui arriva un PERO’ …!

All’inizio l’idea era di utilizzarle per un periodo di 2 settimane. Fattostà che esattamente dopo due settimane mi accorgo che la suola si stava SPEZZANDO. Il battistrada per la precisione.

Sulla scarpa SX erano evidenti due punti in cui il materiale stava cedendo vistosamente.

Dopo l’iniziale delusione ho contattato il venditore. Il quale, dopo aver ricevuto -via whatsapp- le foto dimostranti il problema, mi ha sollecitato ad interromperne immediatamente l’utilizzo ed a renderle. Sono state cambiate subito con un paio dello stesso modello.

Che ho rimesso alla prova per altre 2 settimane, per par-condicio.

Come è andata? Tutto riconfermato e suola ancora integra. Inconvenienti che possono capitare, l’importante è che il fornitore sia celere e puntuale nell’accogliere ed aiutare il cliente. In questo ha un gran peso anche il brand produttore, che non deve rendere la “vita difficile” al proprio rivenditore per resi e sostituzioni del materiale acquistato.

Tornando alla suola, mi sento di sconsigliare queste scarpe per un’utilizzo simile a quello fatto da me.

Non perchè non siano in grado di svolgere il loro compito, anzi, ma il problema resta quello della durata. Per avere una suola flessibile ed aderente la mescola deve essere più morbida di quella mediamente utilizzata nelle calzature antinfortunistiche che vengono abitualmente scelte per svolgere certi lavori. L’abrasione è costante su terreni sconnessi e anche difficili. Ribadisco la perfettta tenuta ma dopo due settimane si notano certe “sbucciature” dei tasselli nella zona del tacco. Gli stessi non sono molto pronunciati e di qui l’usura precoce e più evidente.

Quindi credo che una scarpa simile possa essere perfetta per impieghi in officina, falegnameria, costruzione ponteggi e palchi, idraulico, elettricista, serramentista ecc… ecc…

Ovunque il piano di calpestio sia abbastanza regolare.

Personalmente ho il piede con pianta larga, magro e con collo poco pronunciato, quindi le osservazioni di comfort di cui sopra vanno riferite a strutture similari.

L’allacciatura è fitta e la capacità di ritenere il piede è buona anche lasciando più “aria” alla zona del collo. Quindi molto probabilmente risulteranno confortevoli anche a chi avesse questa zona del piede più pronunciata. Di contro non credo lo possano essere per chi si trovi ad avere un piede con struttura-ossatura più grossa; come detto prima sono molto avvolgenti e questa sensazione viene data velocemente dalla tomaia che necessita davvero di poco,dalla posizione neutra, per aderire al piede.

Nella confezione, ultima piccola chicca, vengono fornite con due paia di lacci. Molto robusti, un paio rosso ed un paio bianco.

E con questo è tutto; come al solito resto a disposizione per eventuali informazioni aggiuntive, chiarimenti, perplessità.

Per info, collaborazioni e consulenze:

Info@jackbabush.com

+393487986855

L'essenza del Lusso

Potete non credermi, ma queste sono un paio tra le più esclusive e costose calzature al mondo. Vengono create solo ed esclusivamente su ordinazione e su misura.

Una volta che la scarpa è pronta viene posizionata in una fossa, nel terreno, all’aperto e coperta da un vetro ad alta resistenza. E li aspetta, mediamente 4 anni, che la natura faccia il suo lavoro. Pioggia, neve, freddo, caldo, fango daranno alla pelle che le compone sfumature assolutamente irreplicabili. Come queste.

Come potete vedere una volta estratte sono inutilizzabili. I pellami e i punti delle cuciture sono estremamente provati ma vi sfido a sottoporre ad un simile trattamento calzature composte con materie prime sotto al livello di eccellenza. Non rimarrebbe nulla.

Queste resistono e quando il cliente desidera verranno estratte, pulite, smontate e rimontate con annessa lucidatura, ricostruzione suola e rifinitura allo stato dell’arte.

Ed ecco qualcosa che nessuno al mondo potrà MAI avere uguale a voi. Vogliamo prendere appuntamento?
http://www.jackbabush.com

IL MADE IN ITALY VIVE !

Le nostre eccellenze non sono seconde a nessuno; molte brillano da anni ed hanno una storia riconosciuta in tutto il mondo. Tante altre vivono in una zona di penombra, costrette a combattere per resistere in un’epoca in cui, accettare la mediocrità come standard, sembra sia la norma.

Poche si trovano in un Olimpo sconosciuto ai più, ma nel quale rappresentano un punto di riferimento per gli appassionati.

Fortunatamente c’è una persona che si sta dando da fare in modo che OGNI realtà italiana che lo meriti veda riconosciuto il suo valore.

Maria Laura Berlinguer, con la sua intraprendenza e curiosità sta esplorando il nostro bel paese e tramite il suo sito mette a Vostra disposizione una selezione di queste eccellenze.

La cosa meravigliosa è che spazia veramente in ogni campo.

Mi sento davvero onorato di farne parte.

Ecco l’articolo che ha scritto sulla mia storia…

Jack Babush consigli e suggerimenti sulle scarpe

Grazie!

Punti importanti

Questa volta cerco di darvi alcuni strumenti per prevenire acquisti che vi riservino sorprese.

Qui potete vedere in primo piano la suola di una calzatura che, a prima vista, pare dotata di cucitura Blake su fondo cuoio, in canalino aperto e inserto antiscivolo in gomma.
Una scarpa dotata di una dotazione di tutto rispetto quindi. Peccato sia tutta apparenza.

Cominciamo con la prima cosa che deve assolutamente colpirvi quando maneggiate una scarpa come questa. IL PESO. Una suola così configurata non può essere leggera poiché tutti gli elementi che la compongono necessitano di spazi e spessori ben precisi e sotto i quali non si può, fisicamente, andare.

A questo punto potete dare un’occhiata al sottopiede. Se non è completo, ovvero non ricopre tutta la lunghezza dell’interno, si dovrebbero vedere i punti della cucitura nella zona in cui appoggiate la pianta del piede.
Se fosse completo, provate ad alzarlo, senza far danno. Se i famosi punti non fossero visibili, ci sono ottime probabilità che siano FINTI.
Se il sottopiede fosse completo e non rimuovibile provate a spingere con il dito dalla parte dell’inserto in gomma verso l’interno, diciamo. Se risultasse troppo cedevole, vuol dire che la sostanza proprio non c’è.

Come in questo caso. Vedete che i punti all’interno non si vedono, ed anzi tolto il sottopiede appare subito la parte intrena dell’inserto in gomma. Quindi, oltre ad essere finta la cucitura è inconsistente anche la suola che farà così sentire sotto la pianta ogni minima asperità.

Questi scherzetti, se così vogliamo chiamarli, non sono appannaggio solo degli uomini ovviamente.
Le grandi marche si sono accorte che stanno, fortunatamente direi, aumentando le donne attente alla qualità delle loro calzature. E così, come spesso capita anche nelle famiglie migliori, qui potete vedere la stessa cosa attuata su di uno stivaletto di un grande brand d’oltralpe.

Il problema qui è che la curvatura della suola, data dall’altezza del tacco, e il gambaletto rendono difficoltoso verificare a vista come sia la pianta all’interno. Anche se si riuscisse ad alzare il sottopiede sarebbe difficile allungare l’occhio fino all’interno. Più alto è il tacco, più è difficile fare questo tipo di verifica. Se ci passate, potete provare ad infilare la mano e tastare. Sul perimetro, dovrebbero sentirsi i punti, almeno leggermente.
E anche qui torniamo al controllo “visivo”. Valutate quindi lo spessore della suola.

Qui riesco a farvi vedere il confronto con uno stivaletto molto simile prodotto da Church’s, che fortunatamente mantiene un certo range di qualità. La differenza tra le due suole si nota. È evidente che su quello inglese è presente anche la suola in gomma, sopra a quella in cuoio, ma è giusto per farvi capire con quali spessori dovreste aver a che fare.

Quello indica, abbastanza spesso, la possibilità che la cucitura della suola sia reale o fittizia.

Da questo dipenderà, come sopra, anche il peso della scarpa.

Con questo non voglio dire “non acquistatele” , perché se vi piacciono e se per voi la spesa è accettabile, perché no? Purché l’acquisto sia CONSAPEVOLE di cosa sia. E si sappia così a quali problematiche si potrebbe andare incontro con l’uso e, sopratutto, cosa e quanto poter “chiedere” alle vostre scarpe.

Conto tutto questo vi sia utile e ci vediamo alla prossima…

Buoni passi!
Giacomo.

Attenzione nel presente per apprezzare il futuro.

Ecco la suola di una buona scarpa in cuoio, munita di suola anch’essa in cuoio con integrato un’inserto in gomma antiscivolo, il tutto unito tramite cucitura Blake. Perfetta per l’inverno. La scarpa quindi e’pensata fondamentalmente bene, sicuramente una spanna sopra la media di ciò che si trova in commercio. C’è solo un’inconveniente che potrebbe presentarsi in futuro. Ora passo a chiarire 😉.

L’usura che potete vedere sulla gomma al momento e’ solo superficiale, se ne e’ andata appena appena la zigrinatura e la tenuta non è per questo compromessa. Pero’ continuando ad utilizzarla ovviamente prima o poi la gomma finirà e ci si troverà nella condizione di dover cambiare questa parte. Nessun problema se non fosse che per eliminare completamente la gomma vecchia questa andrà raschiata via. Con tale operazione però andremo anche a distruggere i punti della cucitura compromettendone irrimediabilmente la funzione. Ciò non vuol dire che la conseguenza immediata sarà l’apertura della scarpa in due parti, dopotutto c’è sempre la colla a tenere, ma una parte importante e PORTANTE del pregio di questa calzatura sara’ andata.

La soluzione fortunatamente e’ semplice: Basta che portiate la scarpa da un calzolaio che sia in grado, dopo averla inevitabilmente rotta, di ripristinare la cucitura. Questo vuol dire non solo semplicemente passarci sopra nuovamente ma, possibilmente, eliminare tutti i residui dei punti dalla suola e dal sottopiede -se la cucitura e’ a vista all’interno- e poi ricucire il tutto. Quindi applicare il salvasuola nuovo. Questo comporta una piccola spesa aggiuntiva ovviamente ma le sostituzioni future saranno più semplici e più economiche.

E avrete di nuovo la vostra calzatura con tutte le qualità inalterate.

Buoni passi e a presto!

G.