Cucitura suole: GoodYear o Blake?!

Ho partecipato a tanti confronti riguardanti i due principali sistemi di cucitura suole oggi riscontrabili in commercio: Blake e GoodYear. Per gli appassionati la scelta della “vincitrice” in tal proposito sembra scontata, semplice. Eppure non è così, ci sono vantaggi e svantaggi per entrambe una di fronte all’altra e non sono piccoli, anzi. Alcuni di essi potrebbero addirittura far cambiare idea su quale acquistare.
Io provo a darvi una seppur minima idea di cosa si tratti, nel modo più semplice e diretto possibile. Vi assicuro che la durata del video è miserrima rispetto all’ampiezza dell’argomento…

Buona visione !
(Seguite il canale ed attivate la campanella, non vi costa nulla e potrete togliervi tante curiosità…)

Giacomo.


#shoes #classic #goodyear #blake #handmade #artigianato #fattoamano #belloebenfatto #counselor #advisor #genuinfluencer

Come valutare scarpe da 25 euro???

Possono delle scarpe da 25 euro avere delle qualità apprezzabili?

Qualche tempo fa mi sono arrivate tra le mani queste. Mancava il sottopiede ed erano senza scatola quindi non potevo sapere chi le avesse prodotte. Ma il numero è il mio e mi era stato detto “provale e fammi sapere cosa ne pensi”.

PRIME IMPRESSIONI appena prese in mano: Tomaia in pelle, scarsa qualità ma pelle. Scamosciata. Molto morbida. Colorazione piattissima, in questa tonalità dava veramente l’impressione del cartone. Collarino imbottito rivestito in finta pelle dello stesso tono di colore della tomaia. Lacci in cuoio, apparentemente anche di discreta qualità. Suola in gomma a base siliconica, morbidissima, senza infrasuola, monoblocco ma incredibilmente CUCITA alla tomaia. Si, la cucitura che si vede sul carroarmato è vera. Su di una scarpa con queste caratteristiche è stata davvero una sorpresa. La fodera è sintetica.

PRIMO UTILIZZO: La scarpa è morbidissima, sembra quasi di avere addosso delle ciabattone. Non ritiene quasi nulla, la struttura è totalmente lasca ma fortunatamente si allaccia bene e anche lasciando gli ultimi due occhielli vuoti ma stringendo bene, il piede ha un minimo di tenuta che da sicurezza. La suola è molto leggera, se provate ad appoggiarla allo spigolo di uno scalino vedrete i denti del battistrada piegarsi! E sopratutto è tremendamente scivolosa sul bagnato, una saponetta! I lacci funzionano benissimo, i nodi non si mollano. Il comfort di camminata è buono ma serve un sottopiede in pelle quantomeno. Purtroppo la fodera sintetica non è ovviamente possibile cambiarla e questo si traduce in scarsa traspirabilità e poco isolamento termico, in inverno pieno mi sa faranno soffrire il freddo. Il colore è tremendo ma vederle indossate non sono niente male.

Ok, a questo punto faccio qualche ricerca sul web e scopro chi le produce: ve lo dico alla fine 😉 E scopro anche il prezzo: 25 euro! Questo modello è il più economico, quello non scamosciato sta sui 36…! Bon, ora possiamo veramente valutare bene il rapporto qualità prezzo.

MIGLIORIAMOLE. Innanzitutto il colore agghiacciante: iniziamo spazzolandole con una spazzola di ottone adatta al camoscio. Darà un po’ di vita al “pelino” ultracompresso e lo preparerà ad assorbire un po’ di colore spray. Sono facilmente reperibili nei negozi specializzati, danno colore al camoscio e un minimo di impermeabilizzazione. Io l’ho spruzzato volontariamente in maniera non uniforme, così da creare ombre e variazioni di tonalità rendendone meno piatta l’estetica. Utilizzo un colore “marrone medio”. Tre passate a distanza di 30′ una dall’altra. Risponde benissimo, assorbe molto bene e sfuma dando un tono più reale.

COMFORT: si può far poco e la scarpa di per sé non è male, inserisco un sottopiede in vera pelle morbido, profumato e traspirante. Non lo fisso con collanti proprio per mantenere queste caratteristiche e migliorare un po’ quelle della scarpa.

SUOLA: di qualità scarsa ma provo un trucchetto, consumo leggermente la patina lucida che la ricopre con la carta vetrata passata leggermente.

LACCI: troppo lunghi se non si usano tutti gli occhielli, li taglio di almeno 6cm. Sono sorprendentemente buoni.

Eccole dopo le operazioni: tenete conto che prima la tomaia aveva quasi lo stesso colore del collarino imbottito …

IMPRESSIONI POST-OPERAZIONI.

Prova estetica assolutamente passata, anche perchè ho cominciato subito ad utilizzarle il più possibile e in condizioni atmosferiche pessime. Lo scopo è dare un tono di vita-vissuta al pellame con segni, pieghe e magari qualche strisciata. Ad onor del vero ho anche utilizzato un ottimo impermeabilizzante di rinforzo in seguito e l’efficacia è migliorata ma la qualità del pellame non permette miracoli. Dopo un po’ l’acqua passa. Comunque di primo acchito sono molto più personali. Il sottopiede anche se leggero fa il suo, comodo e isola un po’, purtroppo il resto della fodera in certe condizioni fa sudare il piede e immediatamente dopo fa sentire un po’ di freddo, almeno con calze leggere. Il grip è migliorato molto! Non si scivola più, in nessun caso. Piacevolmente stupito. Però sono veramente delle ciabatte ma come detto prima l’allacciatura efficace sopperisce alla mancanza di “nervo” della struttura.

Potete notale i punti della cucitura della suola e le sbucciature dovute alla carta vetrata e all’utilizzo intenso.
Sottopiede in vera pelle della “Coimbra”, io li trovo davvero buoni.

CONCLUSIONI:

Io quando testo un paio di scarpe non scherzo, vivo a Venezia e faccio il 98% del tragitto giornaliero a piedi e non sono mai meno di 6km. E’ capitato le usassi anche tutto il giorno ultimamente e non ho mai avuto il piede stanco o dolorante, così come la schiena. Per sopperire alla mancanza di isolamento termico ho utilizzato delle calze tecniche da trekking leggero e non ho più avuto freddo. Personalmente lo stile mi piace, riprende quello di certe mocassini alti usati nel nord degli Stati Uniti ed è una via di mezzo tra il boot da boscaiolo e la stringata alta da città. Se la qualità fosse migliore sarebbe possibile usarle tranquillamente anche su qualche sterrato o in campagna. E mi piace avere delle scarpe di livello più basso a volte, mi diverte usarle senza alcun riguardo anzi mettendole proprio “alla frusta” per segnarle profondamente.

Spesso ho avuto grosse soddisfazioni ed un paio – che vi presenterò- le ho usate in ogni condizione meteo e dopo 8 anni reggono ancora. Vedremo queste. Il rapporto qualità-prezzo è tutto dalla loro parte, dopotutto solo per la qualità dei lacci e della suola cucita vi sfido a trovare qualcosa di simile nei classici megastore di calzature di basso livello. Impossibile. Per di più come avete visto qualche altra freccia a loro favore ce l’hanno. Vi ricordo il prezzo, 25 EURO!!! Che dire, io credo che tenendo conto dei limiti e se avete bisogno di un paio di scarpe da maltrattare magari per andare a spasso senza impegno, portare a spasso il cane nei prati, o qualche lavoretto o per sperimentare uno stile country-casual a basso prezzo … possono andare.

Certo non hanno nulla di qualità che faccia presagire una lunga durata e quindi sono tutto l’opposto di quanto consiglio di solito per di più colorazione, fodera e suola sono quanto di più chimico si possano trovare anche se NON puzzano di petrolati. Diciamo che la sostenibilità non è il loro punto forte! Dopotutto il loro produttore è … … AMAZON! Ebbene si, sono le scarpe a marchio Find e arrivano dal Portogallo. Questo aggiunge altre considerazioni in tema di sostenibilità, etica e produzione che se vorrete, farete. Se non ne avete BISOGNO lasciate stare, altrimenti prendetele in considerazione; quantomeno nel loro segmento hanno dei pregi che le rendono più affidabili.

Buoni passi!

Giacomo.

Tuning Shoes! La mia passione…

Alcuni suggerimenti per il ripristino delle vostre calzature con suola in gomma. Cosa e come valutare un eventuale intervento.

Come promesso nel post precedente ecco un esempio di suola in frantumi per raggiunti “limiti di età” e del tipo non-riparabile. Come detto precedentemente qui o si buttano o si risuolano completamente. Non è un’operazione economica perchè richiede molto tempo ed impegno di materiali però avrà il vantaggio che il problema non si presenterà mai più ed una scarpa come questa diventa potenzialmente eterna, almeno finchè non tagliate la tomaia: questo dovrebbe far riflettere sulla validità della frase “ma a quel prezzo quasi ne compro un altro paio”. Si, certo, ma prima o poi vi ritroverete allo stesso punto.

Ecco da dove si parte:

Queste Blundstone sono arrivate al capolinea. Ma il proprietario le trova comode ed ha pensato al futuro quindi… SI PARTE! Bisogna raschiare via TUTTA la suola in gomma da ogni punto, altrimenti quella nuova non attaccherà. Come vi avevo detto è un lavoro “sporco” perchè durante l’operazione succede questo:

La suola si scioglie, letteralmente, ed è anche rischioso perchè COLA e se va sulle mani son DOLORI!!! Per di più il nastro abrasivo che si va ad usare nell’operazione si IMPASTA di continuo e quindi spesso ci si deve fermare per ripulirlo… tosto. Se siete calzolai e state vedendo per la prima volta questo lavoro mi racomando, se volete provare chiudete le bocchette di aspirazione polveri, altrimenti si intaseranno i condotti. Quindi, mascherina.

Dopo aver eliminato tutta la suola si procede a riempire ogni interstizio con del cuoio molto fine, che verrà sagomato ben benino per non far spessore extra….

si ricostruisce il guardolo, in questo caso in in gomma e si inizia a dare il primo strato di collante … quasi finito …

Alla fine si fissa la nuova suola ed ora avendo una base molto più seria su cui attaccare il tutto si può tranquillamente scegliere sia lo stile che il colore. Quindi si può scegliere in questo caso per un “total-black” oppure un bel verde, o rosso o giallo…. come vorrete. Qui si è poi optato per una cucitura della suola: non è strettamente necessaria ma è sempre un valore aggiunto. Sopratutto perchè qui si è voluto puntare su di una costruzione più flessibile rinunciando all’aggiunta di un’infrasuola di cuoio (questa si cucita alla scarpa), che io personalmente suggerisco. Rende più solido il tutto e le future manutenzioni avranno risultati migliori.

Qui di seguito un’altra versione con, appunto, infrasuola in cuoio e suola non cucita. La gomma BUONA su di uno strato di cuoio ben preparato non avrà alcun problema di tenuta per vari anni anche senza bisogno di cucitura.

Ed eccoci qui alla fine del tour. Questo per farvi capire cosa si può fare nel caso vi troviate nella situazione descritta in questo e nel post precedente. E per illustrare quanto lavoro c’è dietro per poi arrivare alla soddisfazione del cliente, in maniera duratura. Questo vuol dire affidarsi ad artigiani, a chi sa di cosa sta parlando ed opera nel vostro interesse.

Buoni passi e a presto!

Giacomo

L’India a due passi…

… dal nostro guardaroba!

Tutti noi possiamo avere un pezzettino di storia ai nostri piedi, magari la state già indossando ora, grazie agli Jodhpur. Vi starete domandando di che fantomatica scarpa staremmo mai parlando….

Dall’ India addirittura, una nazione così poco conosciuta per certi articoli e che nell’immaginario comune assume connotati mistici e affascinanti come i suoi colori, le spezie e i tessuti finemente lavorati. Eppure chissà quanti di voi che state leggendo ha un paio di queste calzature nel proprio guardaroba!

Come al solito un pizzico di storia: questi stivaletti nascono verso la fine dell’800, in India appunto e venivano usati dai coloni britannici per andare a cavallo e giocare a polo. Oddio, a voler essere del tutto precisi questo era il nome dei pantaloni indossati con lo stivaletto classico da equitazione: il particolare più importante era alla coscia, con un allargamento extra sull’anca per consentire il movimento laterale delle gambe mentre si cavalcava.

Il nome deriva dalla capitale del Rajasthan. La città fu fondata nel 1459 da Rao Jodha Rathore, appartenente alla casta dei guerrieri Rajput, che ne fece la capitale dello stato di Marwar, sostituendola a Mandore.

Tornando alla calzatura, ebbe un’evoluzione per un utilizzo più “casual” diciamo che portò ad accorciarli un po’ ed ebbero un tale successo già negli anni ’20 del 900 che in Europa divennero una vera e propria tendenza. Le caratteristiche ricorrenti e distintive del modello sono:

  • punta arrotondata
  • tacco basso
  • chiusura tramite cinghiette fissate al lato interno, incrociate all’altezza della caviglia, che attraversano un passante nel retro dello stivaletto.

Non ci sono regole fisse per il tipo ti pellame ed il colore, ad oggi vengono prodotti in ogni modo e da qualunque brand o artigiano poiché rappresentano una scelta davvero versatile, che può tranquillamente entrare a far parte dei classici dell’abbigliamento smart-casual. La versione in cuoio scamosciato è la più comune e quando ben realizzata e rifinita con dettagli curati, di alta qualità, può fare capolino anche su di uno stile che tenda al casual-formale; avendo però la “sprezzatura” giusta!

La loro evoluzione più nota e più commercializzata sono i Chelsea Boots, nati negli anni ’60. Questi stivaletti alla caviglia hanno, al posto delle cinghie e fibbie, una banda elastica sui lati. Ebbero la loro massima diffusione grazie al movimento dei “MOD” , frequentatori di bar e sale da ballo dallo stile ricercato e consumatori di anfetamine.

Questi stivaletti alla caviglia sono comodissimi da infilare e togliere e danno un solido sostegno senza bisogno di stringhe; se icone come Beatles e Rolling Stones li indossavano chi voleva essere alla moda non poteva farne a meno.

Una piccola nota tecnico-storica extra: le bande erano in gomma VULCANIZZATA, un processo di lavorazione della gomma inventato da Charles Goodyear nella prima metà del 19° secolo.

Oggi costituiscono un capo d’abbigliamento molto versatile, che ben si abbina con differenti stili passando con disinvoltura dal country-cittadino al dandy o per i momenti più leggeri del gentleman classico.

E durante le mezze stagioni sono un bel jolly da giocarsi, sia uomo che donna. Ve ne sono ovviamente di varie fogge e prezzi, starà a voi individuare quelli che più risponderanno alle vostre idee, stile e necessità. Se per qualunque motivo vi fosse difficile fare ciò, contattatemi.

A presto e … Buoni passi!

Giacomo.

UGG BOOT, un nome un mistero…

La storia di questi stivali australiani comincia ben prima del loro recente successo commerciale a livello mondiale.


Il nome “UGG BOOT” viene infatti utilizzato fin dagli anni ‘50 per indicare un qualsiasi modello di stivale in pelle di pecora. Dato che in inglese “ugly” significa “brutto” si potrebbe pensare che servisse anche per indicare la loro particolare bruttezza ma…lasciamo perdere!

La pelle di pecora ha una caratteristica che la rende veramente fenomenale : d’inverno tiene le estremità al caldo, d’estate invece, al fresco. Questo permette di essere una pelle sfruttabile durante tutto l’anno.

Negli anni ‘60 vennero usati da una comunità di surfisti nella zona di Perth , tra una cavalcata sulle onde e l’altra tenevano i piedi al caldo anche se bagnati ( cosa assai importante per non perdere sensibilità sulla tavola ) e divennero così presto simbolo di un intero universo culturale. Nel 1978 un surfista australiano , con spiccato spirito imprenditoriale, Brian Smith , li esportò in California. Ci volle un po’ e qualche difficoltà da superare per farli accettare ma riuscì ad inserirsi nel mercato americano.

 Depositò il marchio UGG e dopo circa 20 anni, divennero il successo commerciale che oggi tutti conosciamo.

Nel 2011 venne creata anche la linea dedicata all’alta moda, di cui qui possiamo vedere una brillante testimonianza nella cornice della mia bella Venezia.

Collezione speciale a parte, gli “UGG” sono l’effettiva dimostrazione di come, a volte , la comodità possa avere la meglio sull’estetica. Sopratutto quando supportata dalla giusta immagine, storia, stile e marketing.

PS : piccola precisazione tecnica; non sono ASSOLUTAMENTE impermeabili.

Se PROPRIO doveste utilizzarli in situazioni di pioggia – neve prima date una bella spruzzata di impermeabilizzante.

Questo è il migliore in assoluto. Incolore.
Per eventuali domande o curiosità, scrivetemi.

A presto e… Buoni passi!


Giacomo.

Punti importanti

Questa volta cerco di darvi alcuni strumenti per prevenire acquisti che vi riservino sorprese.

Qui potete vedere in primo piano la suola di una calzatura che, a prima vista, pare dotata di cucitura Blake su fondo cuoio, in canalino aperto e inserto antiscivolo in gomma.
Una scarpa dotata di una dotazione di tutto rispetto quindi. Peccato sia tutta apparenza.

Cominciamo con la prima cosa che deve assolutamente colpirvi quando maneggiate una scarpa come questa. IL PESO. Una suola così configurata non può essere leggera poiché tutti gli elementi che la compongono necessitano di spazi e spessori ben precisi e sotto i quali non si può, fisicamente, andare.

A questo punto potete dare un’occhiata al sottopiede. Se non è completo, ovvero non ricopre tutta la lunghezza dell’interno, si dovrebbero vedere i punti della cucitura nella zona in cui appoggiate la pianta del piede.
Se fosse completo, provate ad alzarlo, senza far danno. Se i famosi punti non fossero visibili, ci sono ottime probabilità che siano FINTI.
Se il sottopiede fosse completo e non rimuovibile provate a spingere con il dito dalla parte dell’inserto in gomma verso l’interno, diciamo. Se risultasse troppo cedevole, vuol dire che la sostanza proprio non c’è.

Come in questo caso. Vedete che i punti all’interno non si vedono, ed anzi tolto il sottopiede appare subito la parte intrena dell’inserto in gomma. Quindi, oltre ad essere finta la cucitura è inconsistente anche la suola che farà così sentire sotto la pianta ogni minima asperità.

Questi scherzetti, se così vogliamo chiamarli, non sono appannaggio solo degli uomini ovviamente.
Le grandi marche si sono accorte che stanno, fortunatamente direi, aumentando le donne attente alla qualità delle loro calzature. E così, come spesso capita anche nelle famiglie migliori, qui potete vedere la stessa cosa attuata su di uno stivaletto di un grande brand d’oltralpe.

Il problema qui è che la curvatura della suola, data dall’altezza del tacco, e il gambaletto rendono difficoltoso verificare a vista come sia la pianta all’interno. Anche se si riuscisse ad alzare il sottopiede sarebbe difficile allungare l’occhio fino all’interno. Più alto è il tacco, più è difficile fare questo tipo di verifica. Se ci passate, potete provare ad infilare la mano e tastare. Sul perimetro, dovrebbero sentirsi i punti, almeno leggermente.
E anche qui torniamo al controllo “visivo”. Valutate quindi lo spessore della suola.

Qui riesco a farvi vedere il confronto con uno stivaletto molto simile prodotto da Church’s, che fortunatamente mantiene un certo range di qualità. La differenza tra le due suole si nota. È evidente che su quello inglese è presente anche la suola in gomma, sopra a quella in cuoio, ma è giusto per farvi capire con quali spessori dovreste aver a che fare.

Quello indica, abbastanza spesso, la possibilità che la cucitura della suola sia reale o fittizia.

Da questo dipenderà, come sopra, anche il peso della scarpa.

Con questo non voglio dire “non acquistatele” , perché se vi piacciono e se per voi la spesa è accettabile, perché no? Purché l’acquisto sia CONSAPEVOLE di cosa sia. E si sappia così a quali problematiche si potrebbe andare incontro con l’uso e, sopratutto, cosa e quanto poter “chiedere” alle vostre scarpe.

Conto tutto questo vi sia utile e ci vediamo alla prossima…

Buoni passi!
Giacomo.

Quo vadis? …

… ” Dove vai” ?

Quale domanda può lasciare più libertà di immaginazione, di viaggio, di partenza? E qui comincia il nostro nuovo viaggio amici, nel mondo delle calzature…

Siate sinceri, quale calzatura può meglio rappresentare la voglia di STACCARE dal solito, uscire dagli schemi verso un viaggio OVUNQUE?! Quale, se non lo #Stivale da #Cowboy..? Ebbene si, sono tornati.

Parafrasando il verso di una canzone potremmo dire che “il cowboy è sempre in voga perché non è di moda mai…”

Pochi altri generi di calzature suscitano emozioni contradditorie come gli stivali da cowboy. Sono da sempre sinonimo di libertà ed avventura, purtroppo vengono anche equiparati a un provincialismo ed a una mancanza di gusto da zotici.

Certamente non sono calzature adatte ad ogni contesto, pur non essendo difficili da abbinare in uno stile easy che in autunno-inverno può dare belle soddisfazioni. Per le donne poi, grazie alla possibilità di essere brillantemente abbinati alla gonna, possono rappresentare un’accessorio davvero duttile.

Il loro utilizzo poi dipende anche da chi, come e quando…in certe nazioni fa quasi parte della cultura popolare.

Quindi, mentre sarebbe inconcepibile vedere un capo di stato europeo tenere una conferenza stampa dalla sua casa di campagna indossando degli stivali da cavallerizzo, sembra normale che il presidente degli Stati Uniti si presenti ai giornalisti con gli stivali da cowboy …

G.W.Bush

Questi stivali sono una calzatura classica dalla lunga storia. Furono inventati alla fine del ‘700 nel laboratorio di uno sconosciuto calzolaio da qualche parte in #Texas o #Kansas.

Comunque è indubbio che si sia evoluto a partire da diversi modelli, compresi quelli indossati nel XV secolo dai Vaqueros spagnoli. I conquistadores, i colonizzatori portoghesi che colonizzarono il brasile, avevano una lunga tradizione di stivali alti.
Questa caratteristica serve a proteggere la gamba da rami,cespugli e filo spinato, le punte arrotondate agevolano l’inserimento del piede nella staffa e il tacco alto consente al piede di mantenere la presa…

Questo poi venne adattato alla monta all’americana, in cui il piede viene incuneato nelle staffe.
Queste caratteristiche fanno si che , in caso di caduta da cavallo, il peso del corpo permettesse di sfilare il piede dallo stivale incastrato nella staffa.
Questo modello, con le sue tecniche di lavorazione, si diffuse verso nord da quegli stati che sarebbero poi divenuti gli Stati del Sudovest degli Stati Uniti.

Questa calzatura era parte degli “attrezzi da lavoro” del cowboy. Tuttavia, già prima della metà del XIX secolo lo stivale da cowboy era realizzato anche con cuciture decorative e altri ritagli di pelle. Tutti questi elementi distinguono ancora oggi tali stivali da quelli militari o altri modelli da equitazione. Inoltre,pur rimanendo nell’immaginario comune un accessorio maschile,erano prodotti anche per le donne.

Oggi gli stivali da cowboy vengono prodotti per entrambi i sessi e sono disponibili in 3 modelli principali: modello occidentale, il Roper e il Rancher.
Il primo si distingue per la punta stretta ed arrotondata, tacco squadrato e gambale alto fino a metà polpaccio.

Questo è un modello da donna.

Il #Roper è più recente ed ha una tomaia più corta che supera la caviglia ma non arriva a metà polpaccio. Tacco piuttosto basso e squadrato. Rispetto a quelli classici sono più comodi per camminare.

Il #Rancher infine, ha un tacco largo che conferisce un migliore equilibrio rispetto ai modelli precedenti; la punta può essere rotonda o squadrata e il gambale è un po’ oiù corto del modello classico. In più la tomaia dovrebbe essere dotata di cinturini di cuoio.

Con la sua collezione “occidentale “ del 1970, #Ralph Lauren fu il primo stilista a far sfilare gli stivali da cowboy in passerella, dando il via ad una “cowboy mania” che dilagò tra vecchio e nuovo continente.

Molti degli stivali da cowboy oggi in commercio sono prodotti in #Spagna ma chi volesse a tutti i costi un prodotto originale può procurarselo dagli #USA. Si possono trovare in un’infinità di versioni, da quelle poco care ( con suola in cuoio rigenerato incollata ) ai modelli estremamente esclusivi realizzati su misura.

L’azienda calzaturiera americana #FRYE, fondata nel 1863, ha contribuito alla diffusione degli stivali da cowboy più di qualsiasi altro brand. Gli stivali militari di Frye furono indossati prima dai soldati confederati e da quelli dell’unione durante la guerra di secessione americana ( 1861-65 ) e poi dai soldati della guerra ispano-americana ( 1898 ) .

Anche le famiglie dei coloni che nel 1898 migravano verso ovest indossavano stivali Frye. Quando poi la monta all’americana divenne un popolare passatempo femminile, Frye cominciò a produrre anche modelli da donna. Il modello Harness classico ha un posto irrinunciabile in molti guardaroba.

COME E DI COSA DOVREBBERO ESSERE FATTI?
Gli stivali da cowboy originali dovrebbero avere caratteristiche ben precise.
Tacchi in cuoio stratificato piuttosto che in materiali plastici o laminati e il loro contrafforte (il supporto rinforzato del tallone) dovrebbe essere realizzato con cuoio di qualità, per una buona tenuta della scarpa. Gli stivali dovrebbero avere un’anima in acciaio inserita in modo non visibile sotto l’arco e mantenuta in posizione da piccoli pioli di legno e la pelle, infine, dovrebbe essere completamente priva di segni di sgorbia, tinta uniformemente e con una finitura che ne faccia risaltare la lucentezza. Il vero stivale da cowboy , essendo in origine una calzatura da lavoro, è realizzato con robusta pelle di vacchetta.

Ovviamente sono da preferire modelli con suola cucita; sia la più semplice Blake che la più raffinata Rapid-goodyear offrono un ottimo grado di solidità.

Particolarmente robusti e decorativi sono gli stivali in pelle goffrata a effetto coccodrillo.

La pelle di #struzzo è apprezzata dai cowboy amatoriali perché leggera e traspirante. A seconda della parte utilizzata cambia il numero delle caratteristiche sporgenze. Viene usata anche la pelle delle zampe.

La pelle di serpente è anch’essa tipica nella produzione. I rettili più comunemente utilizzati sono pitone e serpente a sonagli.La pelle di serpente è particolarmente leggera, mentre il disegno e la struttura dipendono da come viene tagliata e se proviene dal dorso o dal ventre.

#Pitone

#Serpente a sonagli

Altre pelli molto utilizzate sono:

la #lucertola

#l’alligatore

Il #bufalo

ll #coccodrillo

#Elefante

#Capretto.

La pelle di #armadillo è particolarmente costosa.

Ecco qui, come avete potuto vedere ce ne sono per tutti i gusti e tutte le tasche…

È sicuramente una calzatura che non passa inosservata e che richiede una certa “nonchalance” nell’indossarla.

Per chi riesce a farla sua risulta un capo irrinunciabile durante le stagioni più fredde e così, sia che il vostro stile brilli come una #Cadillac o sia vivo e vissuto quanto un western di #Sergio Leone, vi accompagneranno sicuramente fino alla fine del vostro viaggio.

Buoni passi.

A presto.

G.

La natura sulla pelle …

… che effetti ha?

Restiamo in ambito invernale. Mai come in questa stagione le calzature, in ogni loro parte, vengono messe a dura prova dagli agenti atmosferici. Spesso possono subire danni se non gravi, quantomeno fastidiosi per il proseguo della giornata.
Basti pensare ad un paio di scarpe inzuppate …

Come dice un noto slogan “prevenire è meglio che curare”.

Vediamo quindi, con questo piccolo vademecum, in cui sarò abbastanza generico, come prevenire. Avrete bisogno di alcuni piccoli accessori, nulla di che ma essenziali per ottenere risultati soddisfacenti. Suggerisco vivamente di non delegare ad altri questi piccoli accorgimenti, fatelo voi e po ditemi se non vi ha dato soddisfazione!

Step 1
Prendete le vostre amate scarpe, inserite le forme o se non ne avete, riempitele con un bel pò di carta straccia, questo permetterà di avere la pelle ben tirata (anche le scarpe hanno le rughe!). Prima di iniziare, dare una buona spazzolata alle scarpe. Per pulire la zona del guardolo lo strumento migliore è uno spazzolino da denti.

NECESSAIRE :

1) FORME 2) SPAZZOLINO 3) SPAZZOLINO IN OTTONE 4) GUANTO IN LANA 5) TAMPONE SPARGICREMA

SCARPE IN CUOIO GRASSO:

Queste sono, come si può facilmente immaginare, le più facili da manutenere. Di questa categoria possono fare parte calzature da montagna, da trekking, da neve, da lavoro, stivali da moto, anfibi di stile militare, scarponcini, selle, stivali da equitazione etc etc…

Il prodotto migliore, se non sono scarpe casual da utilizzare ogni giorno o, al contrario, se svolgono ruoli pesanti ogni giorno, è il grasso. Il classico barattolo di latta “grasso di foca” , tanto facile da trovare nei negozi di accessori per calzature.

Tranquilli, non è vero grasso di foca, ad oggi son grassi vegetali, il nome è stato mantenuto perché storico. Ha la controindicazione di rendere la calzatura un po’ “pastosa” diciamo. E’ impegnativo da assorbire e non va bene su pellami troppo rifiniti o sul camoscio ma, su quelli giusti, li rende perfettamente impermeabili, morbidi e caldi. Nel caso di calzature da lavoro un trattamento una volta alla settimana farà bene. Spargetelo con uno straccio,in maniera uniforme e con movimenti circolari. Non troppo,basta stenderne un velo. Poi lasciate li qualche ora. Dopodichè strofinate con un panno di lana,se vi piace una rifinitura più lucida. Per gli stessi impieghi, ma con un grado di rifinitura maggiore, c’è questo bel prodotto della SAPHIRE. Molto nutriente e che permette un migliore risultato se si vuole, lucidandole CON ENERGIA, che splendano.

SCARPE IN CAMOSCIO O PELLAME SCAMOSCIATO.

In questa categoria, la più delicata, inserisco anche i famosi UGG. Questi temono i liquidi, MOLTO. Se si bagnano,macchia quasi assicurata e piedi a mollo. Appena li comprate,trattateli.

Poi decidete che effetto volete ottenere. Dico questo perché, in commercio esistono dei buoni prodotti spray per camoscio, in grado di ridare un po’ di tono al colore della scarpa. Sono leggermente impermeabilizzanti. Eccovene una selezione.

Meglio usare un tono di colore più chiaro, rispetto all’originale, se non trovate l’esatta tonalità. Se proprio vi sentite diffidenti provate nella zona interna.

Prima pulite la scarpa con lo spazzolino, in ottone, in ogni parte in modo da sollevare un po’ il “pelino” e poi, da una distanza di circa 20cm, spruzzare il prodotto in maniera uniforme. Senza soffermarsi su di un punto,muovetevi e non fate chiazze perché son difficili da assorbire e potrebbe formarsi una macchia. Lasciate asciugare una mezz’ora e poi spazzolate leggermente.

Se invece volete semplicemente prevenire macchie o sono calzature invernali che prevedete di utilizzare anche con il maltempo, meglio andare su prodotti più specifici. In questo caso, tra tutti quelli che ho provato, i brand dei prodotti spray sopraelencati, producono i migliori impermeabilizzanti.Ma la medaglia d’oro va al Collonil Carbon Pro.

Ottimo, funziona su qualunque materiale ed offre una protezione di alto livello a lungo. Sono tutti prodotti INCOLORI. Per il resto vale la stessa procedura degli spray colorati. Non trasformeranno uno “Chukka Boot” in un Hunter da caccia, ma vi salveranno tranquillamente dalle piogge, anche abbondanti. Questi prodotti sono utilizzabili anche su calzature in tessuto,effettuando la spazzolatura iniziale con una spazzola morbida ed evitando quella finale.

Due accortezze; svolgete l’operazione appoggiando le scarpe su di un piano che avrete preventivamente protetto e in un luogo aerato. Odorano, parecchio, di chimico-silicone. Anche dopo il trattamento, la fase di asciugatura, meglio farla fare dove circola aria.

SCARPE IN PELLE “LISCIA”

In questa categoria inseriamo tutte le scarpe che, di solito, maggiormente popolano le scarpiere. I prodotti che vi mostro di seguito sono tra i migliori in commercio, hanno tutti prezzi abbordabili e una grande varietà di colorazioni. Importante la presenza di cere naturali in buona quantità.

Si applicano, dopo un’accurata spazzolatura iniziale, con uno straccetto o con il tampone visto all’inizio. Dipende da quanto vi piace sporcarvi le mani e che grado di precisione volete. Le dita, per questo, sono il top. Come per gli spray, scegliete un tono di colore più chiaro rispetto a quello della calzatura, se non è esattamente il suo. Con i classici blu scuro-nero-testa di moro non avete di queste preoccupazioni, se la vs scarpa è di questo colore. La crema va data prima sullo straccetto-tampone POI sulla scarpa. Questo per evitare macchie date dalla permanenza,anche breve, del lucido inutilizzato sulla pelle. Movimenti circolari, attenti a coprire ogni angolo, quantità QB. Questo è un fattore che imparerete con la pratica ma meglio due passate distanziate di una mezz’ora che una troppo abbondante. Lasciate asciugare finché al tatto non vi sembreranno assolutamente “normali” , non semplicemente asciutte.Poi,panno di lana e olio di gomito per lucidare. Più lucidate più le cere si scaldano e donano lucentezza. Meglio con movimenti circolari.

IN CASO DI CALZATURE DOTATE DI BROGUE ( la bucherellatura d’ornamento tipica delle scarpe inglesi) se questa si dovesse riempire di crema, togliete il sovrappiù con uno stuzzicadenti o un bastoncino cottonfioc.

Nel caso invece non ve la sentiate di giocare con i colori, sappiate che ognuno di questi marchi propone la stessa crema nella tonalità “neutro”, trasparente, incolore. Va benissimo ugualmente, magari alla lunga avranno semplicemente l’aria un po’ più vissuta e la pelle presenterà sfumature più particolari.

CALZATURE IN RETTILE O MATERIALI ESOTICI.

Di solito anguilla, pitone, coccodrillo, caimano, non hanno molta paura dell’acqua. Tut’alpiù, se hanno colorazioni particolari, meglio proteggere e quantomeno nutrirle. Questo prodotto è quello con cui, in assoluto, mi sono trovato meglio. La procedura è la solita,la quantità da utilizzare è minima, in quanto molto liquido. La spazzolatura-lucidatura finale a seconda dei gusti.

Incolore, delicatissima. Da ottimi risultati in termini di morbidezza e lucentezza. Eviterà le macchie da pioggia ma non rende impermeabili i materiali.

Conto che questa piccola guida possa aiutare chi, in inverno, si ritrova spesso con piedi gelati, bagnati o scarpe rovinate da pioggia e neve. Siete in parecchi, da quanto sento. Ovviamente, se dovessimo avere il piacere di incontrarci di persona, potrò soddisfare le Vs curiosità in maniera più specifica.

Buoni passi e a presto!

Jack.

CALZATURE IN CUOIO GRASSO.

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qUESTE

Guerra&Pace, dalla trincea alle sfilate.

E’ arrivato l’inverno e, con il freddo, escono dal letargo le calzature più robuste e calde che possediamo. Tra queste spiccano sicuramente, per molti di noi, gli stivali. Un paio di stivali può essere confortevole, durevole e pratico. Questo però non vuol dire che non possa essere anche bello.In questa categoria possiamo inserire gli scarponcini allacciati militari, in particolar modo quelli americani e tedeschi, del dopo guerra. Gli scarponcini da combattimento originali erano dotati di suole chiodate e lastre metalliche di rinforzo su puntale e tallone.

Negli anni ‘60 e ‘70 questo tipo di calzature venne adottato come tratto distintivo di culture urbane come punk, skinhead, rocker.

Come si può ben vedere, dallo stile originale ad oggi, non sono stati apportati grossi cambiamenti. Anzi,mai come in questi ultimi anni la foggia dei cosiddetti “anfibi” è stata così simile all’originale.

Nel tempo ovviamente sono quasi scomparsi i rinforzi metallici, per renderne l’uso giornaliero più confortevole, e permettendo così il loro diffondersi nello stile di tutti i giorni, estendendo il loro uso anche alle donne, trascendendo la classe sociale.

Ma -CHI- , realmente, fece compiere a questa calzatura il balzo che, tutt’oggi, le consente di dominare una buona fetta di mercato?!

Il principale innovatore di questo prodotto è stato il Dottor Klaus Maertens, un medico militare tedesco in servizio nella seconda guerra mondiale. Nel 1945 si infortunò ad una caviglia mentre sciava sulle alpi bavaresi e, durante la convalescenza, si rese conto di quanto fossero diventati scomodi i suoi scarponi d’ordinanza. Quindi si mise al lavoro e, assieme ad un compagno di università, il Dottor Herbert Funck, ne progettò un paio con tomaia più morbida e suole speciali, imbottite.

Dopo la guerra ne avviò la produzione, utilizzando scarti di gomma da aeroporti militari per rendere le suole più comode. Iniziò il successo e la diffusione in varie classi sociali di entrambi i sessi, tanto che alla fine degli anni ‘50 avevano sbaragliato la concorrenza sul mercato tedesco.

In Gran Bretagna i due soci vendettero il brevetto alla R. Griggs del Northamptonshire, che nel 1960 lanciò i 1460: un modello ad otto buchi color bordeaux.

E’ l’inizio di un successo mondiale ed universale.

La Griggs non solo rese più familiare il nome eliminando la dieresi, ma cambiò il tacco, aggiunse le classiche cuciture gialle e inserì il nome AirWair sulle suole di gomma ammortizzate con cuscinetto d’aria. Questo nuovo look consacrò definitivamente l’estetica Dr.Martens.

La produzione si diversificò abbastanza velocemente anche se, all’inizio, non brillava per varietà di modelli. Era comunque una scarpa comoda e resistente, che andò a ruba tra postini, poliziotti ed operai.

Nel corso del tempo gli anfibi Dr. Martens vengono prodotti in una vasta gamma di colori vivaci, motivi trendy, varie misure del gambale.

Alcuni modelli diventano delle vere icone, influenzando irreversibilmente la produzione di massa degli scarponcini di stile militare. Ne vengono realizzate anche molte “Limited Edition”

Un’ulteriore evoluzione, alquanto furba oserei dire, fu quella del modello “Beatle”, ossia il tipico stivaletto inglese portato al successo dai “FabFour”.

Ecco la perfetta fusione dell’idea Tedesca con lo stile Inglese più classico. Inutile dire quanti abbia fatto felici questa versione, strizzando l’occhio ad uno stile più neutro, adatto al daywear.

Inoltre, nel 2009, la collaborazione tra il marchio Dottor Martens e lo stilista Jean Paul Gaultier si concretizzò in nuovi e sorprendenti modelli, caratterizzati sopratutto da un decoro a rete realizzato al laser. Questo portò i Dr Martens a sfilare sulle passerelle di tutto il mondo!

Non c’è bisogno d’altro, credo, per avere conferma dell’importanza di questa scarpa nella storia recente della calzatura, veramente mondiale. Ha saputo infatti superare i decenni evolvendosi senza perdere lo spirito originale ma, anzi, acquistandone in versatilità.

Questo nuovo articolo spero dimostri come, anche i modelli più osteggiati dai puristi della calzatura, possano acquisire un grande valore culturale e storico. In più vorrei invitarvi ad un’ulteriore riflessione; questa è la storia di un successo che passa attraverso la genialità e l’intraprendenza di persone appartenenti, fatalità, a 3 nazioni tra le più profondamente separate tra loro dalla guerra e dalla storia. Un prodotto, nato dallo scarto di un’evento tremendo a livello socio-culturale, che ha saputo diventare simbolo di sottoculture prima, e di unione poi.

Buoni passi, a presto.