L’India a due passi…

… dal nostro guardaroba!

Tutti noi possiamo avere un pezzettino di storia ai nostri piedi, magari la state già indossando ora, grazie agli Jodhpur. Vi starete domandando di che fantomatica scarpa staremmo mai parlando….

Dall’ India addirittura, una nazione così poco conosciuta per certi articoli e che nell’immaginario comune assume connotati mistici e affascinanti come i suoi colori, le spezie e i tessuti finemente lavorati. Eppure chissà quanti di voi che state leggendo ha un paio di queste calzature nel proprio guardaroba!

Come al solito un pizzico di storia: questi stivaletti nascono verso la fine dell’800, in India appunto e venivano usati dai coloni britannici per andare a cavallo e giocare a polo. Oddio, a voler essere del tutto precisi questo era il nome dei pantaloni indossati con lo stivaletto classico da equitazione: il particolare più importante era alla coscia, con un allargamento extra sull’anca per consentire il movimento laterale delle gambe mentre si cavalcava.

Il nome deriva dalla capitale del Rajasthan. La città fu fondata nel 1459 da Rao Jodha Rathore, appartenente alla casta dei guerrieri Rajput, che ne fece la capitale dello stato di Marwar, sostituendola a Mandore.

Tornando alla calzatura, ebbe un’evoluzione per un utilizzo più “casual” diciamo che portò ad accorciarli un po’ ed ebbero un tale successo già negli anni ’20 del 900 che in Europa divennero una vera e propria tendenza. Le caratteristiche ricorrenti e distintive del modello sono:

  • punta arrotondata
  • tacco basso
  • chiusura tramite cinghiette fissate al lato interno, incrociate all’altezza della caviglia, che attraversano un passante nel retro dello stivaletto.

Non ci sono regole fisse per il tipo ti pellame ed il colore, ad oggi vengono prodotti in ogni modo e da qualunque brand o artigiano poiché rappresentano una scelta davvero versatile, che può tranquillamente entrare a far parte dei classici dell’abbigliamento smart-casual. La versione in cuoio scamosciato è la più comune e quando ben realizzata e rifinita con dettagli curati, di alta qualità, può fare capolino anche su di uno stile che tenda al casual-formale; avendo però la “sprezzatura” giusta!

La loro evoluzione più nota e più commercializzata sono i Chelsea Boots, nati negli anni ’60. Questi stivaletti alla caviglia hanno, al posto delle cinghie e fibbie, una banda elastica sui lati. Ebbero la loro massima diffusione grazie al movimento dei “MOD” , frequentatori di bar e sale da ballo dallo stile ricercato e consumatori di anfetamine.

Questi stivaletti alla caviglia sono comodissimi da infilare e togliere e danno un solido sostegno senza bisogno di stringhe; se icone come Beatles e Rolling Stones li indossavano chi voleva essere alla moda non poteva farne a meno.

Una piccola nota tecnico-storica extra: le bande erano in gomma VULCANIZZATA, un processo di lavorazione della gomma inventato da Charles Goodyear nella prima metà del 19° secolo.

Oggi costituiscono un capo d’abbigliamento molto versatile, che ben si abbina con differenti stili passando con disinvoltura dal country-cittadino al dandy o per i momenti più leggeri del gentleman classico.

E durante le mezze stagioni sono un bel jolly da giocarsi, sia uomo che donna. Ve ne sono ovviamente di varie fogge e prezzi, starà a voi individuare quelli che più risponderanno alle vostre idee, stile e necessità. Se per qualunque motivo vi fosse difficile fare ciò, contattatemi.

A presto e … Buoni passi!

Giacomo.

Punti importanti

Questa volta cerco di darvi alcuni strumenti per prevenire acquisti che vi riservino sorprese.

Qui potete vedere in primo piano la suola di una calzatura che, a prima vista, pare dotata di cucitura Blake su fondo cuoio, in canalino aperto e inserto antiscivolo in gomma.
Una scarpa dotata di una dotazione di tutto rispetto quindi. Peccato sia tutta apparenza.

Cominciamo con la prima cosa che deve assolutamente colpirvi quando maneggiate una scarpa come questa. IL PESO. Una suola così configurata non può essere leggera poiché tutti gli elementi che la compongono necessitano di spazi e spessori ben precisi e sotto i quali non si può, fisicamente, andare.

A questo punto potete dare un’occhiata al sottopiede. Se non è completo, ovvero non ricopre tutta la lunghezza dell’interno, si dovrebbero vedere i punti della cucitura nella zona in cui appoggiate la pianta del piede.
Se fosse completo, provate ad alzarlo, senza far danno. Se i famosi punti non fossero visibili, ci sono ottime probabilità che siano FINTI.
Se il sottopiede fosse completo e non rimuovibile provate a spingere con il dito dalla parte dell’inserto in gomma verso l’interno, diciamo. Se risultasse troppo cedevole, vuol dire che la sostanza proprio non c’è.

Come in questo caso. Vedete che i punti all’interno non si vedono, ed anzi tolto il sottopiede appare subito la parte intrena dell’inserto in gomma. Quindi, oltre ad essere finta la cucitura è inconsistente anche la suola che farà così sentire sotto la pianta ogni minima asperità.

Questi scherzetti, se così vogliamo chiamarli, non sono appannaggio solo degli uomini ovviamente.
Le grandi marche si sono accorte che stanno, fortunatamente direi, aumentando le donne attente alla qualità delle loro calzature. E così, come spesso capita anche nelle famiglie migliori, qui potete vedere la stessa cosa attuata su di uno stivaletto di un grande brand d’oltralpe.

Il problema qui è che la curvatura della suola, data dall’altezza del tacco, e il gambaletto rendono difficoltoso verificare a vista come sia la pianta all’interno. Anche se si riuscisse ad alzare il sottopiede sarebbe difficile allungare l’occhio fino all’interno. Più alto è il tacco, più è difficile fare questo tipo di verifica. Se ci passate, potete provare ad infilare la mano e tastare. Sul perimetro, dovrebbero sentirsi i punti, almeno leggermente.
E anche qui torniamo al controllo “visivo”. Valutate quindi lo spessore della suola.

Qui riesco a farvi vedere il confronto con uno stivaletto molto simile prodotto da Church’s, che fortunatamente mantiene un certo range di qualità. La differenza tra le due suole si nota. È evidente che su quello inglese è presente anche la suola in gomma, sopra a quella in cuoio, ma è giusto per farvi capire con quali spessori dovreste aver a che fare.

Quello indica, abbastanza spesso, la possibilità che la cucitura della suola sia reale o fittizia.

Da questo dipenderà, come sopra, anche il peso della scarpa.

Con questo non voglio dire “non acquistatele” , perché se vi piacciono e se per voi la spesa è accettabile, perché no? Purché l’acquisto sia CONSAPEVOLE di cosa sia. E si sappia così a quali problematiche si potrebbe andare incontro con l’uso e, sopratutto, cosa e quanto poter “chiedere” alle vostre scarpe.

Conto tutto questo vi sia utile e ci vediamo alla prossima…

Buoni passi!
Giacomo.