RITORNO AL FUTURO!

Vedete il “ragazzo” con il cappellino? È Matteo Ward ed ho avuto il piacere di ascoltarlo alla scorsa Venice Fashion Week.

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Vi assicuro che sentirlo parlare, conoscere la sua storia e quel che fa è davvero fonte di energia e ispirazione. Oggi più che mai c’è necessità di rivoluzione. O meglio, di un ritorno a quelle basi che hanno consentito l’evoluzione della nostra società e dei cosiddetti “mestieri” in primis; ovviamente adattato, trasportato nell’era odierna ed alle sue necessità senza lasciarsi alle spalle valori e principi base. Lui lo ha fatto, guardatevi il video e capirete come sia possibile la fusione di tradizione e futuro, ora più che mai. Abbiamo assolutamente mezzi e cervelli adatti a farlo, noi Italiani poi!!! Con l’inventiva e lo spirito di adattamento che ci contraddistingue da sempre potremmo creare un nuovo modello di fusion-industry primo al mondo….

Non credo sia più tempo di passeggiare, si rischia di restar indietro in questa occasione incredibile che questo momento storico ci sta consegnando; quando ci si potrebbe aspettare più recettività?!

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Ma la numerazione delle scarpe, com’è nata?

LE MISURE DELLE SCARPE

L’unità di misura standard che viene utilizzata fin dal 18° secolo è IL PUNTO. Il problema è che ogni nazione aveva il suo modo di valutare la misura del punto. Questo cambiò solamente verso la fine del 19° secolo,quando nacque un mercato di massa per le calzature.

La misura FRANCESE :

Il punto francese ebbe grande diffusione fin dall’inizio del 19° secolo ; esso misura 2/3 di 1cm,cioè 6,667mm. Ben presto però,per renderlo più efficiente,venne introdotta la mezza misura,

La misura INGLESE :

Fu creata del 1324 dal sovrano Edoardo II. Egli stabilì che 3 grani d’orzo messi uno in fila all’altro misurano 1 pollice – 2,54cm. E che 12 pollici misurano 1 PIEDE – 30,48 cm.

L’unità di misura delle scarpe inglesi è la lunghezza di un grano d’orzo, 1/3 di pollice : 0,846cm.

Per aumentare la precisione si passò presto alle mezze misure anche qui, cioè 0,423cm.

La misura AMERICANA :

Praticamente identica a quella inglese,con la sola differenza che la prima misura americana inzia 2,116mm prima di quella inglese.

"Quanta strada nei miei sandali…

…quanta ne avrà fatta Bartali!” (cit. Paolo Conte )

Buongiorno! Oggi parliamo di un articolo che spesso viene giudicato come “troppo semplice” per essere degno di particolari attenzioni. Il SANDALO. Che sia da uomo o da donna si tratta di una calzatura che per un certo periodo dell’anno è al centro della scena. Quasi sempre sottovalutata la necessità di attenzione nella scelta perché tanto “ è solo per l’estate…” . Invece, proprio per le sue caratteristiche strutturali, è necessario porre altrettanta attenzione a come si comporti ai nostri piedi, prima dell’acquisto. Tenete conto che, rispetto ad una calzatura classica, ha molti meno punti di ritenuta del piede. Ciò rende ancora più importante ogni componente della suola, perché da questi deriverà il modo in cui la scarpa segue i vostri movimenti. E vi sostiene. Questo è il più importante aspetto da osservare. Poi, essendo utilizzato in un periodo molto caldo, hanno estrema importanza i materiali di cui è composto. Il sudore, chi più chi meno, è acido e assieme allo sfregamento produce un usura e sfregamento che potrebbero portare conseguenze spiacevoli. Si parla di vesciche, arrossamenti, irritazioni, gonfiore. Più i materiali saranno naturali più i Vs piedi si troveranno a beneficiarne.

Ecco l’etichetta che DEVE essere presente sulla calzatura al momento dell’acquisto. Inutile dire che più simboli “cuoio” si trovano, meglio è.

Ma quanta strada hanno fatto finora i sandali? Parecchia direi. La prova dell’esistenza di #scarpe e #sandali risalgono al paleolitico. Tracce di un’impronta simile ad una scarpa sono state rinvenute in #Francia,in una grotta, e sono state datate a circa 40.000 anni fa. In #Russia, in un sito del tardo paleolitico, sono stati ritrovati resti con frammenti di pelli e perline d’avorio sparse lungo i piedi, caviglie e tibie. Siamo a 29.500 anni fa.
Alcuni dipinti rupestri rinvenuti in Spagna, del periodo compreso tra 15.000 e 12.000 a.c. , testimoniano come l’esigenza dell’uomo di proteggersi i piedi sia antica. Le prime forme erano semplici sandali di rafia, foglie di palma o legno.

Con il passare dei secoli la fattura dei sandali e scarpe indicò sempre di più lo status sociale. Nell’antico Egitto solo i grandi sacerdoti e i sovrani potevano indossare sandali d’argento decorati con pietre preziose. Presso la corte del faraone esisteva anche una carica legata a questo privilegio: i portatori di sandali. Dato che nei luoghi sacri si entrava solo a piedi nudi, loro avevano il compito durante le cerimonie, di fare la guardia alle preziose calzature o di seguirli portandole su di un cuscino.

Un altro esempio potrebbe essere Nerone, che amava i sandali d’argento, di fattura però più complessa di quella utilizzata in #Egitto.
E così via…

Continuare l’escursus storico sarebbe troppo lungo, questo è stato giusto per dare un’idea di quanto possiamo andare indietro nel tempo grazie a questa semplice calzatura.
Ed oggi?

Oggi i sandali hanno una posizione controversa, soprattutto nel caso della versione MASCHILE, in quanto nessuna cultura occidentale li considera calzature degne di questo nome. Persino nei paesi in cui fanno parte dell’abbigliamento quotidiano, quando si tratta di incontrarsi con americani od europei, gli uomini d’affari li scartano senza esitazione in favore di scarpe più classiche.
Gli estimatori dello stile classico arricciano il naso di fronte ai sandali,per loro sono calzature da persone incivili. Eppure hanno una loro utilità; sulla spiaggia,al lago, in campagna,in cortile, in una città di mare o per una sortita estiva per fare shopping… Sicuramente disdegnarli completamente è altrettanto sconsigliabile quando privarsi di bermuda o t-shirt.
Possiamo dare alcuni piccoli suggerimenti per quanto riguarda il loro utilizzo, per far si che sia il più consono possibile:
1- Per poter indossare i sandali occorre avere piedi ben curati. Controllare il loro stato prima di pensare anche solo di metterli ai piedi.
2- Se proprio arrivaste a porvi la domanda se fossero troppo casual, la risposta sarà sempre SI.
3- I sandali non dovrebbero mai essere indossati per un’occasione che si possa descrivere come un’evento sociale.

Per carità, sono presenti sul mercato decine di modelli dallo stile classico, pulito e con una loro “eleganza” se vogliamo, che abbinati ad abiti in linea con il gusto e stile possono fare una bella figura. Sempre indossati nel giusto modo e nel giusto contesto, ma non saranno mai giudicati adatti ad una situazione formale.

Bisogna dire che il gentleman moderno ha dalla sua alcune possibilità “furbe” grazie all’abilità ed inventiva degli artigiani e designer odierni. Derby in pelle intrecciata, con inserti in canvas, con la tomaia traforata. Resta però sempre e comunque l’importanza della qualità dei materiali,imprescindibile per assicurare la traspirazione del piede in un’ambiente caldo.

Per chi poi preferisce una calzatura creata su misura le possibilità si moltiplicano. Infatti a quel punto pochi sono i limiti che la fantasia,il gusto e lo stile possono avere. Ho visto creare derby-sandalo assolutamente favolose…

Questa volta le donne sono decisamente più fortunate, inutile dirvi quanti modelli assolutamente eleganti vengano proposti ed universalmente accettati nella maggior parte della società odierna. Per voi, sig.re&sig.ine, c’è davvero solo l’imbarazzo della scelta rispetto a stile,occasione,fisico ecc ecc..
Alla fine di tutto, la cosa più importante restano la vosta comodità e benessere. Prestate perciò si attenzione allo stile ma soprattutto alla fattura e vestibilità di ciò che acquistate. Molto più semplice arrivare a fine giornata con i piedi affaticati da un paio di sandali piuttosto che un paio di Oxford in cordovan.

Spero che questo articolo sia stato un piacevole diversivo in queste giornate roventi.

Buoni passi e buona…estate!
Giacomo.

Ed ora si vola. Uno, due, tre…tacco!

Questa volta parliamo del “tacco alto” e di una sua curiosa evoluzione. Come sempre facciamo prima un piccolo excursus storico.Dalla sua apparizione nella moda occidentale, alla fine del XVI secolo, il tacco alto è sempre stato un mezzo potente, carico di significati e valenze differenti.
La sua origine è incerta e diversi i luoghi possibili della sua origine: Polonia, Persia, Impero Ottomano, Cosacchia, India.

Quello che invece appare chiaro da sempre invece, è che la sua adozione è un segno di ricchezza, stile e status sociale. L’associazione tra tacco alto e posizione sociale durò con forza per tutto il ‘700 mentre apparvero anche le prime distinzione di genere.
Solo all’inizio del XVIII secolo divenne accessorio esclusivamente femminile.

Nel corso degli ultimi 400 anni ha subito variazioni, attraversato momenti di massimo splendore ed esaltazione, momenti di buio ed avversione. Adorato od osteggiato il tacco alto ha cambiato foggia, altezza, significato.
Facciamo un balzo storico, superiamo gli anni della seconda guerra mondiale (durante la quale ebbe un parziale oscuramento, le donne dovevano svolgere i lavori degli uomini che erano al fronte, servivano calzature comode per donne forti) ed arriviamo a metà degli anni 50.
Roger Vivier ne disegna la versione moderna, inserendo una sottile barretta di acciaio all’interno del tacco che ne rafforzò la struttura rendendo possibile allungarlo ed assottigliarlo ottenendo di conseguenza il risultato di slanciare ed assottigliare le gambe risaltando i glutei. Il tacco divenne, a seconda del momento storico-culturale, adottato da culture e movimenti che gli attribuirono significati diversi.

Roger Vivier for Christian Dior, Shoes, 1955, The Metropolitan Museum of Art, New York

La vita del tacco dal dopo guerra ai primi anni ’90 è travagliata e fatta di “alti e bassi”. E’ alla fine degli anni ’90 con l’esplosione di designer del calibro Manolo Blahnik & Christian Louboutin che i tacchi altissimi diventano un’icona di stile, basti pensare alla celebre serie TV “Sex and the City”. Dopo aver resistito per secoli, superato guerre ed essere stato osannato, il suo posto inscalfibile nella moda sembra essere assicurato. Il tacco alto è intramontabile…o NO?!

Parrebbe proprio di No!

Anno 2000.
Il giovane stilista italo-inglese Antonio Berardi porta sulla scena delle sue sfilate gli stivali senza tacco. Vero esercizio di stile e tecnica costruttiva, grazie ai loro elementi bizzarri, sperimentazione e teatralità, ebbero il successo che meritavano.
Il tacco, con tutto il suo simbolismo, sparisce, azzerato.
Questa mossa dona un po’ di importanza al piede che fino ad allora veniva relegato al ruolo di cornice rispetto al tacco ed al suo magnetismo.

 

 

 

 

 

Il doversi trasformare in equilibriste non fermò le più appassionate sostenitrici della moda e del design (una su tutteVictoria Beckham) e così, altri stilisti si diedero da fare creando varianti di questo “magico” oggetto.

E sulla stessa scia videro la luce le collezioni di United Nude, Kei Kagami e del già citato Noritaka Tatehana.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

… per continuare con quelle che son le più fantasiose in quanto a struttura: le “scarpe origami “ disegnate da Catherine Meuter, le EIN/TRITT.

 

 

 

 

 

 

 

 

Forse sono le più interessanti, coinvolgono il consumatore finale nella loro costruzione ed essendo un vero e proprio origami, la confezione dà innegabili vantaggi nello stoccaggio e nel risparmio di materiale.

Concludiamo in grande stile, con l’intuizione di quel poliedrico genio che è Karl Langerfeld. Agli inizi degli anni 2000 anche lui, per le sfilate di Fendi, si diverte creando un sandalo senza tacco o con “tacco sospeso”. La differenza la fa un’intuizione degna di lui, proposta in due varianti, di uno stiletto sospeso su di una suola rifinita all’interno a specchio, o appoggiato sulla stessa, diventando uno “stiletto inverso”. In più l’altezza non è vertiginosa quindi, come le EIN/TRITT, sono più facilmente indossabili.

Questo piccolo viaggio, nel tempo e nello stile, che abbiamo compiuto anche oggi, finisce qui. Quello che sicuramente non termina, è il viaggio del TACCO ALTO con le sue forme, dimensioni e utilizzi differenti, che continuerà a portarci a spasso ancora a lungo.

Buoni passi!

Giacomo.