Come nascono i nostri acquisti? Come ottimizzarli?

Creare un guardaroba sostenibile e vantaggioso per voi, il vostro portafoglio e il pianete è ampiamente nelle vostre possibilità. E vi conviene.

Un po’ di giorni fa mi trovavo in provincia di Milano e avevo qualche oretta letteralmente da perdere. Purtroppo intorno non c’era nulla di interessante, pioveva e così mi sono dovuto mio malgrado infilare in un grosso centro commerciale. Andavo in giro polleggiando tra un negozio e l’altro quando ho pensato : “perchè non dare un’occhiata a cosa vendono nei soliti multibrand di calzature che ci sono qui dentro?” E così entro, anche perchè mi è capitato a volte di trovare articoli discreti a poco prezzo che dopo qualche piccola modifica son diventati buoni.

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Lo confesso, il primo impatto è stato sconfortante: negozio “piatto” e freddo, senza alcuno stimolo non dico ad acquistare ma neppure a curiosare. Purtroppo questi sono negozi fotocopia quindi immagino bene o male sia la situazione generale. Comunque non mi scoraggio mai e comincio a gironzolare e dopo poco comincio anche a chiedermi: ma come si fa a comprare certa roba? Una qualità media bassa e non parlo solo dei materiali. Stile, 0. Fermi a 10 anni fa, con la continua esposizione ad instagram che mediamente uno ha non capisco come sia possibile una tale differenza. Si passava da un classico preistorico (sopratutto per l’uomo) ad una trash estremo, questo sopratutto nel settore donna. Sui materiali, preferisco soprassedere, è la prima cosa su cui si risparmia soprattutto per le suole. Perchè anche se tanti acquirenti hanno un pelo di attenzione in più per la tomaia quasi nessuno ne ha per la suola. Ma nonostante la bassa qualità generale i prezzi non sono adeguati, anzi. Spesso la cifra richiesta è davvero sproporzionata, il rapporto qualità-prezzo totalmente sbilanciato.

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Perchè esistono negozi simili ? Non vuole essere una domanda snob, sia chiaro e ve ne illustro subito il senso. Nonostante l’attuale crisi generalizzata non dico continuino a prosperare, perchè le notizie di chiusure varie sono quasi all’ordine del giorno. Ma comunque resiste un certo tipo di proposta merceologica. Io credo sia dovuto a pigrizia indotta. Dagli anni del boom dei negozi di fast-fashion c’è stato un graduale ma inesorabile cambio di tendenza, volto sempre ad offrire enormi quantità di merce a prezzi ridotti ma con un margine di risparmio per cliente sempre minore. Il risultato finale di questo procedimento è stato una fidelizzazione di più generazioni di clienti che non tendono più ad accorgersi della “trappola” perfettamente organizzata.

Lo schema è stato fondamentalmente questo: nascita brand fast-fashion con prodotti da un corretto/ vantaggioso rapporto qualità-prezzo — lasso temporale in cui questo si è mantenuto — graduale calo della qualità ma non dei prezzi —lasso temporale di mantenimento di tendenza — calo qualità e prezzi — lasso temporale di mantenimento di tendenza — > tendenza degli ultimi anni : bassa qualità stabile ma rialzo dei prezzi. A ben vedere questo procedimento è perfetto; si è svolto nel giro di una 15ina d’anni tanto quanto basta a renderlo quasi impercettibile ma nel contempo far si che l’offerta si fosse mantenuta allettante e diventasse praticamente un’usanza consolidata. Al momento chi compra in certi posti cade in una trappola auto-costruita grazie alla comodità di non dover girare più negozi per trovare quanto si cerca. E’ tutto lì, a portata e qualsiasi stile si cerchi con la convinzione CHE NON CI SIANO POSTI IN CUI SIA POSSIBILE CON LA STESSA CIFRA AVERE DI MEGLIO!! E questa convinzione viene rafforzata da opportuni claim pubblicitari ogni volta che entrate in store e pompata alle stelle durante i “saldi”.

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Eccola la fregatura indotta da anni di lavoro sottile. E ci si è caduti dentro con tutte le scarpe, è proprio il caso di dirlo. Perchè quanto poteva essere vagamente reale 15 anni fa non lo è assolutamente più ora. Ma si è persa l’abitudine a pensarlo ed a cercare al di fuori dei confini auto-imposti dalla nostra poca voglia e mancanza di tempo. E questo è stato trasmesso involontariamente dai genitori alle generazioni successive, una specie di catena infinita. Eppure vi assicuro che riesco ad oggi a trovare scarpe con un buon rapporto qualità-prezzo semplicemente girando per più negozi della mia città o limitrofi a prezzi uguali o di poco superiori a quelli proposti nei megastore. In cosa si traduce questo? In articoli che durano di più, che riescono tranquillamente a superare magari 3-4 stagioni autunno/inverno diventando parte del vostro guardaroba, lasciandovi modo di abbinare e costruire intorno a certi pezzi un vostro stile che potrete mantenere negli anni appena vi renderete conto di aver trovato la linea giusta. E questo si traduce in grandi risparmi di denaro e anche tempo. Perchè non dovrete più girare per centri commerciali e negozi in cerca di parcheggio e articoli che vi sedurranno al momento per poi lasciarvi con l’amaro in bocca dopo pochi utilizzi.

Vi ripropongo l’etichetta per identificare i vari materiali che compongono la scarpa.

E così, senza quasi accorgervene, diventerete più SOSTENIBILI. Perchè il primo vero punto della sostenibilità è acquistare articoli che non si rivelino usa-e-getta, con la caratteristica di avere una vita più lunga e possibilmente siano anche riparabili. Quindi se voi da domani cominciaste a toccare, osservare, fermarvi un attimo prima di lanciarvi in un acquisto compulsivo comincereste davvero a fare la differenza sia per voi che per l’intero sistema mondo. Perchè sostenibilità non è solo comprare cibo bio o articoli certificati come tali. E’ anche regolare le nostre abitudini in maniera tale che siano sostenibili. E che vi piaccia o meno, il motore del mondo dalla notte dei tempi è il commercio e le vostre abitudini, indotte o meno, sono quello che ne regola l’andamento.

Quindi sappiate che il cambiamento è nelle vostre mani e nei vostri…piedi. Tra l’altro, parlando di scarpe migliore qualità = migliore salute con conseguenti minori spese a riguardo. E’ tutto collegato ed è assolutamente alla vostra portata, fin da subito. Buoni passi e a presto.

Giacomo.

CAMBIERA’ LO SHOPPING??

VOI CHE LEGGETE L’ARTICOLO AL LINK QUI SOTTO…

I negozi valutano saldi a settembre

Cosa ne pensate? VOI avevate preso in considerazione i saldi per i vostri prossimi acquisti? Ma sopratutto, avrà ancora senso parlare di saldi in futuro o perlomeno così come vengono gestiti oggi? C’è davvero qualcuno convinto che tutto questo non avrà conseguenze sul modo di vedere gli acquisti da parte delle persone, sul cambio di priorità, sulle possibilità di spesa, sull’approccio al nuovo. Come se -puf- passa la nuvoletta e giusto il tempo di asciugarsi un po’ e si ricomincia tutto come prima. Smaltire l’invenduto va bene, nulla deve andare sprecato e buttato ora più che mai MA se fatto in un’ottica nell’immediato futuro di cambio radicale del sistema produzione-vendita.

A riguardo condivido la posizione del Sig. Saverio Severini nell’articolo: In primis rallentare i tempi della moda, le risorse utilizzate per imbastire tutto il “circo” di cui vive e che serve a tenere in un costante stato di attenzione l’utente finale per non fargli perdere mai interesse verso l’argomento. Così da indurre l’istinto di emulazione dei vari testimonial fino al momento in cui viene dato libero sfogo a questo a tutti i livelli, anche e sopratutto di prezzo. Prezzo FINALE, senza tener conto di qualità sia del prodotto che della vita di chi produce. Che produce letteralmente montagne di articoli con miriadi di varianti, una sovrapproduzione che poi HA BISOGNO dei saldi per addirittura un mese o più, altrimenti come smaltisci non una ma spesso più stagioni residue ?

 

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Perchè c’è da cambiare il rapporto con il cliente non solo a livello di vendita ma sopratutto a livello di cultura, tornare a far percepire il valore reale di ciò che si vende, ed anche la DIFFERENZA di qualità tra prodotti con grosse differenze di prezzo ma magari estetica simile. Basta illudere la massa, l’effettivo rapporto qualità-prezzo deve tornare ad essere chiaro a tutti. Così tutti i livelli beneficeranno di una produzione ed un consumo più equilibrati. Ma solo chi fa e sopratutto vende può dare la spinta per questo processo. Trattando il cliente in maniera più attenta, facendolo sentire seguito e anche guidato verso ciò che più è adatto a lui/lei.

E così risvegliamo l’interesse, poi supportato dalle infinite possibilità di informazione del mondo di oggi. Chi lavora “nel bello” dovrebbe sentire una sorta di responsabilità verso ciò, perchè come fa un maestro elementare può iniziare a formare chi si trovi letteralmente a digiuno di nozioni a riguardo. E sappiatelo, nell’immediato futuro il mercato ALTO non guarderà più il brand, ma l’esclusività data dal prezzo rapportato al pezzo unico.

Fatemi sapere che ne pensate

Buoni passi

Giacomo.

 

Punti importanti

Questa volta cerco di darvi alcuni strumenti per prevenire acquisti che vi riservino sorprese.

Qui potete vedere in primo piano la suola di una calzatura che, a prima vista, pare dotata di cucitura Blake su fondo cuoio, in canalino aperto e inserto antiscivolo in gomma.
Una scarpa dotata di una dotazione di tutto rispetto quindi. Peccato sia tutta apparenza.

Cominciamo con la prima cosa che deve assolutamente colpirvi quando maneggiate una scarpa come questa. IL PESO. Una suola così configurata non può essere leggera poiché tutti gli elementi che la compongono necessitano di spazi e spessori ben precisi e sotto i quali non si può, fisicamente, andare.

A questo punto potete dare un’occhiata al sottopiede. Se non è completo, ovvero non ricopre tutta la lunghezza dell’interno, si dovrebbero vedere i punti della cucitura nella zona in cui appoggiate la pianta del piede.
Se fosse completo, provate ad alzarlo, senza far danno. Se i famosi punti non fossero visibili, ci sono ottime probabilità che siano FINTI.
Se il sottopiede fosse completo e non rimuovibile provate a spingere con il dito dalla parte dell’inserto in gomma verso l’interno, diciamo. Se risultasse troppo cedevole, vuol dire che la sostanza proprio non c’è.

Come in questo caso. Vedete che i punti all’interno non si vedono, ed anzi tolto il sottopiede appare subito la parte intrena dell’inserto in gomma. Quindi, oltre ad essere finta la cucitura è inconsistente anche la suola che farà così sentire sotto la pianta ogni minima asperità.

Questi scherzetti, se così vogliamo chiamarli, non sono appannaggio solo degli uomini ovviamente.
Le grandi marche si sono accorte che stanno, fortunatamente direi, aumentando le donne attente alla qualità delle loro calzature. E così, come spesso capita anche nelle famiglie migliori, qui potete vedere la stessa cosa attuata su di uno stivaletto di un grande brand d’oltralpe.

Il problema qui è che la curvatura della suola, data dall’altezza del tacco, e il gambaletto rendono difficoltoso verificare a vista come sia la pianta all’interno. Anche se si riuscisse ad alzare il sottopiede sarebbe difficile allungare l’occhio fino all’interno. Più alto è il tacco, più è difficile fare questo tipo di verifica. Se ci passate, potete provare ad infilare la mano e tastare. Sul perimetro, dovrebbero sentirsi i punti, almeno leggermente.
E anche qui torniamo al controllo “visivo”. Valutate quindi lo spessore della suola.

Qui riesco a farvi vedere il confronto con uno stivaletto molto simile prodotto da Church’s, che fortunatamente mantiene un certo range di qualità. La differenza tra le due suole si nota. È evidente che su quello inglese è presente anche la suola in gomma, sopra a quella in cuoio, ma è giusto per farvi capire con quali spessori dovreste aver a che fare.

Quello indica, abbastanza spesso, la possibilità che la cucitura della suola sia reale o fittizia.

Da questo dipenderà, come sopra, anche il peso della scarpa.

Con questo non voglio dire “non acquistatele” , perché se vi piacciono e se per voi la spesa è accettabile, perché no? Purché l’acquisto sia CONSAPEVOLE di cosa sia. E si sappia così a quali problematiche si potrebbe andare incontro con l’uso e, sopratutto, cosa e quanto poter “chiedere” alle vostre scarpe.

Conto tutto questo vi sia utile e ci vediamo alla prossima…

Buoni passi!
Giacomo.

Belle bellissime ma… Non fanno per me!

Quante volte vi sarà capitato di pronunciare queste parole, o di averle sentite dire da qualcuno? Magari proprio durante un giro di shopping dedicato ad un nuovo paio di calzature Troppo alto il tacco, troppo a punta, troppo tonde, troppo originali, troppo colorate, troppo serie, troppo belle (?!)
Se per caso vi doveste riconoscere in una di queste situazioni, sappiate che secondo me, vi siete presi in giro da soli/e . Credo che nel momento in cui una parte di voi ammetta che un dato articolo vi piace, sia plausibile che questo faccia per voi. Certo, ad una prima occhiata quel paio di scarpe verdi non rispecchia il vs solito stile, dopotutto il classico vi rappresenta in maniera perfetta però, se qualcosa vi stuzzica mentre guardate la vetrina, fatevi trasportare ed entrate, chiedete di provarle e guardate come possono caratterizzarvi in quel momento. Potreste scoprire un nuovo modo di vedervi e spesso basta un piccolo particolare per far uscire, in maniera sottile anche, una sfumatura del Vs carattere. Perché spesso, durante i ns acquisti, siamo vittime inconsapevoli del personaggio che ci siamo cuciti addosso. Ma praticare uno strappo in quell’abito puo’ essere davvero terapeutico, credetemi, l’ho provato in prima persona e … WOW!

Eccole le colpevoli della mia rivoluzione interiore, non ho più smesso di acquistare scarpe colorate ed ho scoperto un mondo e un modo nuovo di indossare e abbinare qualsiasi tipo di abito. Non c’è stile che non possa giovare dal lasciarsi andare ad una digressione e soprattutto non esiste uno stile che sia “troppo bello per voi”. Nel momento in cui vi stuzzica, vi attrae, vuol dire che in qualche modo sapreste immaginarvelo addosso.

Ed allora fatelo, provate e riprovate e nella vs mente cominceranno ad affacciarsi le possibilità di utilizzo ed abbinamento con ciò che avete già.
Io nel mio piccolo, negli anni, ho imparato ad eliminare totalmente questa frase così categorizzante: “Non fa per lei” ! Non esistono limiti per quel che riguarda il gusto delle persone con cui ho a che fare. Gli unici limiti su cui possiamo discutere sono quelli FISICI, il resto è tutto un mondo di possibilità aperte di cui è meraviglioso parlare e confrontarsi a quattr’occhi.
Se vedo un paio di scarpe che mi attirano entro e le provo. Poi possono STARMI MALE in rapporto alla mia struttura fisica,proporzioni e portamento ma se non ci si osserva…

Che voi siate adepti del TotalBlack o del FullColor un passetto nella direzione opposta, state tranquilli, non vi nuocerà.
Per quanto mi riguarda, se un giorno dovessi accompagnare chiunque stia leggendo queste righe, vorrei fosse chiaro che il mio supporto sarà unicamente rivolto alla Vs soddisfazione, immediata e futura. E se questo vorrà dire mettere in discussione lo stile di una vita, avrete con voi un consigliere spassionato.
Fatevi coraggio, avanti!

Buoni passi
Jack.