Scarpe di una certa levatura: dai greci a Tatehana passando per Venezia

Le scarpe-scultura di Noritaka Tatehana, shoes designer

giapponese, furono portate alla ribalta nel 2011 da Lady Gaga celebre pop star americana.
Applaudite, odiate, osannate, ridicolizzate, le sue calzature possono incantare o disgustare ma, è impossibile restarne indifferenti.

Quello che non è noto a tutti è che l’origine di queste calzature affonda le sue radici in un tempo decisamente antico.
Nel V secolo A.C. i greci introdussero il Kothornos, una sorta di scarpone con la suola spessa e rialzata. Questa era di legno o cuoio ed attaccata ad una tomaia di pelle che si estendeva fino al polpaccio e ad esso era fermata con lacci di cuoio. Inventati dal celebre drammaturgo Eschilo, ebbero in origine la funzione di innalzare gli attori a seconda dell’importanza del personaggio interpretato. Sul palcoscenico dei ed eroi apparivano decisamente più alti dei comuni mortali.

Il pubblico iniziò presto ad associare l’altezza della scarpa allo status sociale, e le scarpe con suole sempre più spesse si moltiplicarono. L’usanza, presso i greci, non ebbe vita lunga ma lasciarono ma le zeppe tornarono a fare la loro comparsa sulla scena modaiola nella Venezia quattrocentesca, furoreggiando e creando scompiglio!
Inizialmente chiamate “Zibre” nascono come evoluzione dello zoccolo con la suola rialzata in legno, vennero poi denominate “Pianelle” nome di certo poco in sintonia con la loro altezza epeculiarità come si può notare dall’immagine qui sotto che raffigura delle pianelle sicuramente non fra le più alte…anzi!

Usate inizialmente da nobildonne per proteggere i piedi dal sudiciume delle calli in cui si riversavano allegramente rifiuti organici, furono causa di non pochi problemi, si passò da una mera funzione igienica a una vera e propria mania modaiola. Le nobildonne si sfidavano a chi indossava le pianelle più alte che spesso arrivavano a delle altezze vertiginose, tanto da obbligare le dame ad essere sorrette e sostenute dai loro paggi per non cadere. Osteggiate da clero e governo, per tutto il 1400 si trovarono al centro di polemiche di decoro e di salute.

Nel 1430 il Maggior Consiglio (il più grande organo politico della Repubblica Veneziana) aveva approvato una legge che ne fissava l’altezza massima lamentando che si stesse seguendo una moda “vergognosa” basata su zoccoli “alti e deformi” che oltre a comportare una grossa spesa e a coprire di “infamia” chi le portava, avevano provocato la caduta di donne incinta e conseguenti aborti “con grave danno del corpo e dell’anima.”

Il Consiglio proibì ai calzolai di vendere scarpe con la suola più alta di 9cm pena una multa di 25Lire venete e reclusione di 3 mesi. Le utilizzatrici non solo venivano multate personalmente per la cifra di 100 Lire venete ma la multa era estesa anche ai loro responsabili legali: marito, padre o tutore. Pensate che le nobildonne veneziane si siano lasciate intimorire? Dai documenti del tempo sembrerebbe proprio di no, nel 1494 c’era ancora chi “camminava” su pianelle con suola alta 28 cm e a riprova della passione che le zeppe generano dopo secoli, siamo ancora qui a parlarne e…ad indossarle.