Come la “Generazione Z” cambierà il mondo?

La “Generazione Z” , ovvero i nati alla fine degli anni ’90, hanno un grande potere sul mondo futuro. E lo stanno già influenzando.

Hands holding the abbreviation Gen Z

Da quanto si legge “in giro” sono ancora troppi i brand che sottovalutano l’importanza della cosiddetta “generazione Z“, attribuendo scarso interesse ad una generazione definita troppo giovane per apprezzare i prodotti di punta di brand storici&classici. Una QUALSIASI realtà che si occupi di articoli lusso non può non tenere conto della generazione Z nel pianificare le proprie strategie commerciali per l’immediato futuro. Non è mai esistita una generazione tanto rapida, connessa, attenta ai cambiamenti, alla relazione tra uomo-ambiente e cresciuta in un momento di grande evoluzione. E’ una generazione che ha recepito il grosso salto dell’ultimo anno e non presterà attenzione a chi non rifletterà i valori che secondo loro sono importanti. Quindi è necessario fare in modo che le aziende, anche le più grandi, facciano attenzione, la generazione Z porta al momento tra il 10 e il 15% del valore del mercato del lusso e se non sono interessati ORA al vostro brand tantomeno lo saranno in futuro perchè sarete già stati scartati. Vivono alla velocità delle connessioni, interscambiano informazioni, studiano i prodotti, chi li fa, dove, come. E si stanno dimostrando anche grandi amanti dello stile classico possibilmente rivisitato. Quindi BEN VENGANO LE COLLABORAZIONI così che anche un brand abituato ad avere un acquirente medio nella fascia d’età più avanzata ha ottime possibilità di coinvolgimento se prende al volo l’occasione di reinventarsi sull’onda delle contaminazioni , dei nuovi materiali ecc…

Il che non vuol certo dire cambiare in toto la linea ma crearne una ad-hoc dimostrando anche flessibilità, curiosità ed intelligenza. E coraggio, cosa che non guasta in questo momento storico. Probabilmente anche chi si dovesse trovare a gestire una nuova realtà come questa dovrà essere di una qualche generazione più giovane rispetto a quanto siamo abituati ma sarebbe il caso che anche in Italia si cominciasse a pensarci. Il mondo al di fuori del nostro paese sta volando mentre qui si aspetta che “tutto torni come prima” senza tenere minimamente in conto il fatto che il prima ci ha portato alla situazione attuale e ritornarci non sarebbe fare un passo avanti vero un migliore futuro ma al classico MENO PEGGIO a cui siamo tanto affezionati ed abituati in Italia, quasi fosse la nostra zona di comfort più rappresentativa e congeniale.

Io vi consiglio di aprire gli occhi a nuovi orizzonti da conquistare sfruttando l’enorme know-how storico che il nostro paese ha per proiettarvi nel futuro. Che sarà diverso, mettetevi l’anima in pace.

HOW THE “Z GENERATION” WILL CHANGE THE WORLD?!

From what we read “around” there are still too many brands that underestimate the importance of the so-called “Generation Z”, attributing little interest to a generation defined too young to appreciate the flagship products of historic&classic brands. Any reality dealing with luxury items cannot but take generation Z into account when planning its business strategies for the immediate future. There has never been such a rapid generation, connected, attentive to changes, to the relationship between man-environment and grown in a moment of great evolution. It is a generation that has taken on board the big leap of the last year and will not pay attention to those who will not reflect the values that they believe are important. So it is necessary to make sure that companies, even the largest ones, be careful, generation Z brings at the moment between 10 and 15% of the value of the luxury market and if they are not interested NOW in your brand, much less they will be in the future because you have already been discarded.

They live at the speed of connections, they exchange information, they study products, who makes them, where, how. And they are also proving to be great lovers of the classic style possibly revisited. So welcome collaborations and even a brand accustomed to having an average buyer in the older age group has a very good chance of involvement if it takes the opportunity to reinvent itself in the wake of contamination, new materials etc…
This certainly does not mean changing the line in its whole but creating an ad-hoc one, also demonstrating flexibility, curiosity and intelligence. And courage, which is not bad at this historic moment.

Probably even those who have to manage a new reality like this will have to be some generation younger than we are used to but it would be appropriate if even in Italy we began to think about it. The world outside our country is flying while here he expects “everything to return as before” without taking into account the fact that the first one brought us to the current situation and returning there would not be a real step forward a better future but to the classic LESS WORST to which we are so fond and accustomed here in Italy , as if it were our most representative and congenial comfort zone.


I advise you to open your eyes to new horizons to be conquered by exploiting the enormous historical know-how that our country has to project you into the future. That will be different, put your soul in peace.

COME SIAMO NOI DEGLI ANNI ’80 (o quasi) ?!

Come stiamo influenzando questo momento storico noi nati negli ultimi anni 70 – inizio 80? E come lo stiamo vivendo?

Buongiorno a tutti; sono nato nel 1977, ho 43 anni e qualcosina ed ora cercherò di analizzare come questo abbia influito sul mio modo di percepire ed affrontare certi argomenti.

L’argomento principe in questione sarà la sostenibilità, il riciclo ed il riuso. Stavamo affrontando in un post su Linkedin il tema del come mai in Italia non ci siano grandi brand che abbiano fatto della sostenibilità la loro principale bandiera, esponendo i capi creati con questo principio in prima linea nelle vetrine e nei social, spiegando perchè questo sia importante e come ci si possa arrivare.

Si ragionava sulla questione se l’italiano medio fosse pronto ad affrontare seriamente un argomento del genere e se non lo sia, come mai. Così ho pensato a me ed alla maggior parte delle persone che conosco che sono tutti se non coetanei, quasi. E cosa ci accomuna di più se non il periodo in cui siamo nati & cresciuti? Un periodo direi di benessere in Italia, in cui le nostre famiglie potevano cominciare a godere di un certo benessere cercando di trasmettere anche a noi questo status mentale. Negli anni ’80 si ebbe un certo boom, che fosse reale o “pompato” non importa perchè in quel periodo noi ragazzi vivevamo con i primi cartoni animati giapponesi; quindi una certa visione del futuro, pubblicità martellanti che spingevano ad acquistare beni inutili ma stilisticamente affascinanti e strutturalmente “avanti”, cibo spazzatura super colorato e dolcificato.

Ed in tv ed al cinema venivano proposti concetti di successo legati alla furbizia, l’ostentazione, l’arrivismo, il farcela ad ogni costo (vi ricordo le serie di cinepanettoni o film tipo “una poltrona per due” che parla di tutto fuorchè principi sani ma da 30 anni film cult italiano… fatevi 2 conti ) . Non ultimo il movimento dei “PANINARI” ricordate? Brand all’ennesima potenza con i primi schieramenti di fan ed articoli super visibili e costosi anche se, spesso, di buona qualità (ma questa è un’altra storia)

Quei ragazzi al momento hanno appunto 40-50 anni ed hanno un background culturale così: usa e getta, nuovo e più grande è meglio, tutto ciò che non ne fa parte è da perdenti o “nerds”. E da qualche parte questo è rimasto infondoinfondo in noi. E non crediate che questo sia sfuggito al mercato, per cosa credete siano fatte certe campagne che sfruttano l’effetto nostalgia, chi credete che sia il target? NOI, che ora possiamo permetterci quello che all’epoca dovevamo chiedere ai genitori di comprarci.

Comunque, ora i componenti di questa generazione si trovano anche nei “posti di comando” di molte aziende, hanno un potere d’acquisto e famiglie. E tutto questo verrà in parte influenzato da quel background, arrivando in una certa misura consapevolmente o meno anche ai figli.

E così arriviamo alla questione sostenibilità. Ho pensato per quanto tempo non avessi granchè considerato questo fattore o rispetto del sistema mondo inteso come ecologia e il prossimo tuo. Saranno 4 anni non di più che mi interesso di ciò e vedo la vastità delle implicazioni che comporta. Da un lato abbiamo ancora una certa reattività e ricettività mentale che ci aiuta ad accogliere certi concetti, da un lato però siamo anche tra quelli che psicologicamente stiamo subendo di più l’impatto del crollo di un sistema simile, soprattutto quest’anno. Molti brand per noi storici non esistono più ed uno di questi, Rifle, è appena fallito. Altro colpo. Tutto il vecchio background sta crollando, lo sperpero non è più nemmeno immaginabile per molti e ci si accorge di quanto tutto abbia influenzato profondamente il mondo di oggi.

Le connessioni web impongono che non ci si caxxeggi solamente, ma ci si informi e si entri a far parte davvero di un mondo interconnesso su tutti i livelli. Eravamo abituati ad identificare i “VERDI” come una comunità di strani fricchettoni naif, se non addirittura COMUNISTI (!) che si facevano un sacco di problemi inutili riguardo ad un sistema mondo che vedevano come assolutamente distante ed ininfluente. Era superfluo, lo abbiamo etichettato come tale e ce lo siamo portati dietro fino ad oggi. Tutt’ora faticano a trovare spazio questi argomenti all’interno della campagne pubblicitarie, all’interno degli obiettivi dei brand, all’interno delle stesse produzioni dove qualità è ancora adesso meno importante di quantità. Ed ora, pianopiano, ci stiamo accorgendo che probabilmente avevano ragione “loro” ad occuparsene prima. E dovremmo -dovremo- rimetterci in discussione su tutto. Ce la faremo? E in quanti, e saremo in tempo per farlo? E i nostri figli, come e cosa recepiranno di questo?

Io dico che siamo in tempo, che abbiamo la testa e le conoscenze giuste per farlo perchè siamo nati e cresciuti a cavallo di due momenti storici cruciali e fondamentali per il pianeta e dobbiamo usare questo come risorsa: costruire il futuro attingendo anche da quel passato che abbiamo vissuto NON TROPPO tempo fa. E conviene darsi da fare perchè mente noi qui stiamo a pensare che non sia tutto così importante e molti vorrebbero che dopo tutto questo tracollo il mondo commerciale tornasse come prima, il resto del globo và avanti. Da fiducia alla visione di brand giovani, a nuovi materiali, al riavvicinarsi a concetti che erano stati dati per spacciati, quali il “second-hand” , il riuso o la trasformazione di articoli datati in articoli attualizzati.

L’ho già detto un’altra volta: siamo stati a lungo il punto di riferimento della moda e della sua evoluzione e massima espressione di qualità ma questo primato non si mantiene solo dormendo sugli allori. Altri popoli stanno scoprendo questo mondo e facendo propria una certa cultura del bello e ben fatto, imparando a esserne loro stessi i creatori ed ambasciatori di meraviglia nel mondo. Diamoci da fare. Dobbiamo riformare la cultura di ciò che è bello e ben fatto (non solo a livello di materiali ma anche di responsabilità sociale ) a prescindere dal brand appiccicato sopra. Ed abbiamo la responsabilità di farlo anche dei confronti dei nostri figli. DIAMOCI DA FARE.

Buoni passi e a presto.

Giacomo.